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Roma, l'anno nero dei Pronto soccorso tra accessi record e carenza di posti letto

Antonio Sbraga
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Si chiude l'"annus horribilis" dei 50 Pronto soccorso del Lazio, dove gli accessi sono aumentati di oltre un quinto (+21,6%) passando da 1.278.646 a 1.556.599 (+277.953), di cui il 4.4% in codice rosso, il 15,6% arancione, il 36,5% azzurro, il 39,8% verde e il 3.4% bianco. E i dati sono ancora parziali, perché mancano quelli relativi all'ultimo trimestre, proprio i mesi del picco con oltre mille pazienti al giorno ammassati nelle astanterie in attesa di ricovero nei reparti. Questi dati, infatti, sono relativi al raffronto tra i «periodi ottobre 2020/settembre 2021 e ottobre 2021/settembre 2022», stilato dalla stessa Regione nella proposta del nuovo «Manuale Triage intra-ospedaliero modello Lazio a 5 codici» inviato a tutte le aziende sanitarie e ospedaliere, che dovranno formulare osservazioni entro il prossimo 10 gennaio. Ma perché i Pronto soccorso sono in sofferenza? Ecco, nel dettaglio, i principali motivi.

CARENZA POSTI LETTO
Il Lazio è una delle 5 Regioni che ha perduto più letti sia per acuti che per lungodegenti: nei 12 annidi commissariamento della sanità ha tagliato 16 Ospedali-Ps e 3600 posti letto (di cui 2177 a Roma). Ora i posti letto per la degenza ordinaria per acuti nel Lazio sono 14.228, pari a 2,48 ogni mille abitanti (a fronte dei 2,8 dell'Umbria, 2,75 della Lombardia, 2,74 del Veneto e i 2,67 dell'Emilia Romagna).

MANCANO 400 MEDICI
Il mese scorso la Regione ha approvato un'altra revisione, quella «del Piano regionale per la gestione del flusso di ricovero e del sovraffollamento in Pronto Soccorso». Dove «mancano ben 400 medici nei Ps del Lazio», quantifica il segretario regionale del Tribunale per i diritti del malato, Elio Rosati.

POCHI P.S. E D.E.A.
Ma il Lazio è anche la Regione con il più basso numero di Ps e Dipartimenti di emergenza-accettazione (Dea) in rapporto al numero della popolazione. Si conta una struttura ogni 117.769 abitanti a fronte di una media nazionale di 90.546 residenti per ogni Ps-Dea. E quel 30% in più in ognuno nei bacini d'utenza dei Ps-Dea laziali (pari a una media di 27.223 persone in più) pesa ogni giorno nelle astanterie sovraffollate dei 23 Ps, dei 22 Dea di I livello e dei 5 Dea di II livello (Umberto I, Gemelli, San Camillo, San Giovanni e il pediatrico Bambino Gesù, mentre in Campania sono ben 14). Due strutture universitarie come il Sant' Andrea e il policlinico Tor Vergata ancora non diventano Dea di II livello perché da ben 6 anni non procedono alla «realizzazione di un reparto di Ostetricia», previsto dal decreto 214 del 2016. Il policlinico di Tor Vergata, dopo reiterati annunci, ora rimanda l'apertura di «Ostetricia, Sala Parto e Neonatologia presumibilmente nel secondo semestre del 2023», spiega la direzione. «L'Ostetricia è in via di preparazione per ora sono possibili ricoveri fino al II mese di gravidanza», spiega la direzione del Sant'Andrea.

IL CASO UMBERTO I
All'Umberto I finora «sono state stimate indicativamente 4/5 dichiarazioni mensili di sovraffollamento per una media annuale di circa 50 dichiarazioni di allerta». Ma, scrive il policlinico, «attualmente non è possibile prevedere ulteriori postazioni aggiuntive in Ps per le limitazioni strutturali». Limitazioni che riducono i posti anche nei reparti, con ben 88 letti in meno per inagibilità: quelli organizzativamente «occupabili, infatti, sono 338 posti letto agibili a fronte di 426 posti letto attribuiti». Quindi, «stante l'attuale impossibilità di poter disporre fisicamente di nuovi reparti di degenza», l'Umberto I scrive che «è prevista l'attivazione della funzione di Osservazione Breve Intensiva entro febbraio 2023». 

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