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Elezioni Regione Lazio, Francesco Rocca lancia la sfida: "Faremo una rivoluzione"

Daniele Di Mario
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Francesco Rocca è pronto a governare il Lazio. Al di là degli aspetti organizzativi - comitato elettorale, staff, programma - che verranno definiti nei prossimi giorni, il candidato del centrodestra alla presidente della Regione Lazio ha le idee molto chiare sulla sfida che lo aspetta e su quali sono le priorità: sanità, rifiuti e trasporti.

Francesco Rocca, come ha trascorso questa sua prima giornata da candidato? Ha già partecipato a un primo appuntamento elettorale...
«Per quelli ci sarà tempo. Oggi la mia attenzione è stata dedicata al saluto a tutta la squadra della Croce Rossa, con loro ho trascorso anni bellissimi e indimenticabili. Da domani (oggi ndr.) ci concentreremo su staff, comitato elettorale e programma».

Nella sua lettera di dimissioni da presidente della Cri, ha spiegato di poter portare un valore aggiunto, anche in considerazione della sua esperienza nella gestione della sanità pubblica.
«Credo di poter portare un contributo importante nella gestione della sanità del Lazio, che sicuramente avrà un ruolo centrale nel programma. Ma la sanità non è l'unica priorità. Anche su rifiuti e trasporti ci sarà tanto da fare e dovremo intervenire per migliorare questi servizi fondamentali per i cittadini».

Lei ha già avuto esperienze in Regione Lazio. Tra gli altri incarichi, ha guidato il Sant' Andrea quando quell'ospedale era stato appena aperto dalla giunta Storace.
«Sono stato prima commissario e poi direttore generale. Aveva appena un'ottantina di posti letto, oggi ne ha 450. Non c'era Radiologica, esistevano solo una-due sale operatorie, non operative al 100%. Posso dire di aver contribuito ad aprirlo e a farlo diventare in cinque anni una realtà di eccellenza nel panorama della sanità laziale».

È vero che è stato sondato anche come possibile ministro della Salute?
«Io ministro? No, mai in partita. Ho invece dato la mia disponibilità sin da subito a candidarmi alla presidenza della Regione, quando questa possibilità mi è stata prospettata. Ringrazio i leader dei partiti che hanno deciso di puntare su di me».

Con Giorgia Meloni ha parlato più volte...
«Con lei, ma anche con Matteo Salvini e con Silvio Berlusconi. Tutti mi hanno manifestato grandissima stima, fiducia e vicinanza e sento il loro totale sostegno».

Perché ha deciso di candidarsi?
«Non me lo ha prescritto il medico. È una sfida straordinaria e io amo le sfide straordinarie. Da cittadino soffro terribilmente a vedere la mia Regione maltrattata e ferma. Veniamo da dieci anni di assoluto immobilismo. Noi in dieci anni faremo una rivoluzione. Per questo ho deciso di mettermi in gioco. Governare il Lazio rappresenta una sfida di complessità enorme, ma la vinceremo».

Ovviamente conosce Alessio D'Amato.
«Certo che lo conosco. Ho lavorato due anni con lui durante la gestione della pandemia Covid e lo conoscevo già da assessore». Non trova strano ora sfidarlo. «No, non direi...».

Che idea ha di lui?
«È una persona rispettabile. Ma vede, la lotta al Covid rappresenta solo due anni della sua gestione della sanità. D'Amato, da assessore, non ha fatto tutto quello che poteva fare e doveva essere fatto per migliorare la sanità regionale. Oggi, passata l'emergenza Covid, tutti i suoi problemi tornano a galla, per di più peggiorati: le liste d'attesa ci sono ancora e si sono allungate. C'è una drammatica difficoltà d'accesso anche alle cure primarie, un problema che colpisce maggiormente le persone più fragili. E questo è inaccettabile».

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