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Ospedali nel Lazio, un piano contro le urgenze in tilt: pronto soccorso più veloci

Antonio Sbraga
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Il soccorso è sempre meno «pronto» e, nell’odissea per l’agognato letto nel reparto, si parte solo dopo tante ore d’attesa. Non meno di 12 ore per quasi la metà (il 43,7%) delle persone in attesa di ricovero. Tra le quali, in ben tre casi su dieci, hanno dovuto stazionare nelle astanterie dei Pronto soccorso laziali da un minimo di un giorno ad oltre due. Così decine di migliaia di persone sono state tenute per giorni lo scorso anno nel limbo dei Ps, il mondo di mezzo tra i sommersi e i salvati. Le cifre sono della stessa Regione che, nel 2021, ha registrato un milione e 406 mila accessi nei 50 Ps. Dove persino i due terzi dei casi tra i più gravi (quelli in codice arancione, un gradino sotto il rosso) hanno dovuto attendere oltre un quarto d’ora prima di essere visitati: «il 66,8% dei pazienti con codice 2 hanno atteso oltre 15 minuti per la visita e il 38,3% con codice 3 (azzurro) oltre 60 minuti». Perché l’effetto-imbuto è duplice, sia prima che dopo la visita: «La permanenza prolungata in Pronto soccorso in attesa del posto letto di ricovero è la principale causa del sovraffollamento», ammette la Regione, che ora cerca di correre ai ripari. Ormai si avverte «la necessità di ampliare ulteriormente il raggio di azione del Piano del sovraffollamento del Pronto soccorso con riguardo alla disponibilità dei posti letto, alla gestione dell’intero percorso di ricovero».

Per questi motivi ha approvato una «revisione del Piano regionale per la gestione del flusso di ricovero e del sovraffollamento in Pronto soccorso», inviato ieri a tutte le Asl ed aziende ospedaliere, che «dovranno recepire il Piano così revisionato entro il 30 novembre» e poi, «entro il 31 dicembre», deliberare un proprio piano. Perché anche questa settimana, come denunciato da Il Tempo, si è aperta lunedì con «oltre 40 ambulanze ferme presso i Ps della capitale, con oltre 1600 presenze di cui 500 in attesa di ricovero con particolari criticità negli ospedali Umberto I, Sant’Andrea, San Giovanni e Pertini», denuncia il segretario provinciale del Nursind, Stefano Barone che, in mancanza di provvedimenti, avverte la Regione che chiederà «l’intervento del prefetto di Roma per l’emergenza del blocco barelle del sovraffollamento dei PS». Nei quali, alle 17 di ieri, si contavano «796 persone in attesa di ricovero o trasferimento». A partire dai 79 (su un totale di 145) in cerca di un letto tra i padiglioni dell’Umberto I, i 68 (su 101) a caccia di un posto nei reparti del Pertini e ai 63 in stand-by sia al San Camillo (su complessivi 99) che al Gemelli (su 135).

 

 

 

Nel nuovo Piano la Regione ammette che «il fenomeno del blocco ambulanza è una condizione che influisce in modo diretto e rilevante sulla efficienza ed efficacia del soccorso e sul rispetto dei tempi target». Ricordando alle aziende «l’obbligo di immediata presa in carico del paziente al triage e assenza di blocco ambulanza». E chiedendo una «dotazione standard di barelle destinate e attive in Ps». Perché «lo stazionamento del paziente all’interno dell’ambulanza è un evento estremo e limitato nel tempo». Mentre «le persone in attesa di ricovero con un tempo superiore alle 12h dall’arrivo in PS devono essere ammesse ad un’area dedicata, preferibilmente collocata al di fuori dell’area di emergenza, con la presa in carico da parte del personale dei reparti».
 

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