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Regione Lazio, il caso delle Comunità Montane: dal risparmio allo spreco

Antonio Sbraga
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«Dead Mountain walking»: le 22 Comunità Montane del Lazio, condannate a morte da ben 6 anni, continuano ad essere sempreverdi come le loro montagne. E seguitano a costare care alla Regione: un milione di euro fino ad ora solo per le indennità liquidate ai commissari liquidatori. «Le Comunità montane sono abolite e trasformate in Unioni di Comuni Montani», aveva infatti stabilito la legge regionale del 2016. Però solo 3 anni più tardi la Regione ha nominato i commissari liquidatori. I quali avrebbero dovuto, «entro 90 giorni, fare l'inventario e il bilancio di liquidazione degli enti». Ma invece sono ancora lì, assisi sulle poltrone più alte fra le alture delle burocrazie montane. Dove sono stati mandati per liquidare, ma finora sono gli unici che continuano ad incassare i mandati di liquidazione della Regione. Che ora, infatti, ha liquidato «in favore del commissario liquidatore» di ciascuna Comunità Montana, la «indennità spettante per il periodo di attività prestata nel primo semestre del corrente anno (1° gennaio/30 giugno 2022), per un importo complessivo di euro 9.156». Perché, come stabilito dal decreto del presidente della Regione, «al commissario liquidatore è dovuta una indennità determinata nella misura del 20 per cento dell'indennità di carica dei consiglieri regionali» (che è fissata «in euro 7.600 mensili»), determinando «pertanto una indennità per il commissario pari a euro 1.526 mensili».

 

 

In principio, quando furono nominati per la prima volta nel dicembre 2019, oltre ai 22 commissari c'erano addirittura 22 sub-commissari. Le nomine, infatti, allora riguardarono tutti i presidenti e i vice-presidenti uscenti dei 22 enti: ai sub commissari, però, l'indennità era ridotta nella misura del 10 per cento di quanto percepito dai consiglieri regionali (750 euro al mese). Trenta mesi dopo il conto delle sole indennità liquidate ai liquidatori è arrivato a un milione di euro. Ma poi ci sono da aggiungere i costi di funzionamento degli enti montani, a cominciare da quelli per il personale rimasto negli organici. L'Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) ha appena «allargato l'invito ai Commissari Straordinari delle Comunità Montane del Lazio per celebrare il 70° anniversario della fondazione dell'Associazione». Il presidente, Achille Bellucci, ha avvertito che «quest'anno l'attività dell'associazione, pur subendo un'inevitabile rallentamento nel periodo delle ferie, non si interromperà mai. Il momento, infatti, è particolarmente delicato e non permette distrazioni. Tra le altre ragioni di tale decisione il lavoro sul processo di trasformazione delle Comunità Montane in itinere presso la Regione Lazio per il quale Uncem Lazio porta avanti con convinzione la linea del mantenimento degli ambiti esistenti. Principio che è stato ribadito con forza anche durante la riunione con i Commissari».

 

 

Nessuna iniezione letale, dunque, in quel «braccio della morte» nel quale da 6 anni continuano a vivacchiare le 22 Comunità montane: la nuova linea è quella del «mantenimento degli ambiti esistenti». Una cura di mantenimento che però già va avanti dal 2016: «mi sembra in via di archiviazione il modello unico che le voleva Unioni di Comuni Montani per tornare invece a valorizzare le aggregazioni esistenti - ha aggiunto Bellucci - Sia chiaro che non si tratta di un ritorno al passato ma, e lo dico a voce alta, di un ritorno al futuro». Oltre alle prossime 135 «Case della Comunità» e ai 36 «Ospedali di Comunità», finanziati dal Pnrr, ci sarà pure uno straccio di spazio futuro per quelle vecchie 22 Comunità «Dead Mountain walking».

 

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