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"Libertà fuori ma a scuola il carcere" Dopo le occupazioni studenti pronti a scendere in piazza

La pagella dell'Azzarita: bocciata la gestione della pandemia

Grazia Maria Coletti
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“Libertà fuori ma a scuola regime semi carcerario”. Orari anti Covid disumani, socialità azzerata, salute psicologica a rischio e programmi didattici da rifare. Gli studenti bocciano la gestione dell'emergenza Covid. Il duro atto d'accusa (“non votiamo” e “non lavoriamo” e anche per questo “siamo costretti a un regime ferreo”), arriva dagli studenti del Manfredi Azzarita, lo storico liceo scientifico ai Parioli occupato tre giorni fa, (e dove va ancora avanti un duro braccio di ferro con la dirigente) che in un comunicato spiegano con chiarezza i motivi della protesta che presto potrebbe scendere in strada, insieme con gli istituti superiori, oltre una trentina, occupati nella Capitale (dall' Avogadro al Cavour al Mamiani) che si apprestano a coordinarsi nella protesta. Ecco intanto cosa scrivono nel comunicato i ragazzi del Manfredi Azzarita.

La premessa. Porteremo avanti questa occupazione nel pieno rispetto delle norme anti-Covid vigenti, garantendo l'uso della mascherina negli spazi interni dell'Istituto e il controllo del Green Pass e permetteremo l'accesso all'edificio unicamente agli studenti dell'istituto. Ci occuperemo inoltre del tracciamento degli studenti in modo da poter riferire alla ASL i dati necessari in caso di contagi durante l'occupazione.

Pertanto la scuola Manfredi Azzarita è occupata con le seguenti motivazioni.

Gestione Covid bocciata “La rigida applicazione delle norme anti-Covid imposte dal ministero e dalla prefettura che non tiene conto delle necessità e diritti fondamentali degli studenti quali la socialità, la salute, lo studio e la possibilità di espressione. Comprendiamo a fondo la situazione di difficoltà nella quale gli istituti scolastici si trovano, infatti tale occupazione è da prendere come gesto di esasperazione massima da parte degli studenti non solo verso il liceo come singola istituzione, ma verso chi impone siffatte norme”.

Apprendimento e socialità “La socialità e l'apprendimento degli studenti negli ultimi due anni sono stati danneggiati in maniera per causa di forza maggiore e potrebbero essere danneggiati. I programmi di rientro non sono stati adeguati e commisurati alla problematicità della didattica negli ultimi 2 anni”.

Programmi didattici “L'istruzione dei ragazzi è stata precaria e la preparazione non può, per forza di cose, essere identica alla preparazione di chi ha conseguito l'esame di maturità tre anni fa e pertanto revisioni i programmi ministeriali andrebbero revisionati e adattati alla situazione di emergenza che stiamo vivendo. Non siamo solo numeri”.

Incollati alla sedia “A scuola la vita sociale è inesistente, visto il divieto di muoversi liberamente per l'istituto e l'obbligo di rimanere seduti al banco, se non per andare in bagno. Il problema di un possibile contagio non tracciabile va messo sul piatto della bilancia con le necessità degli studenti e con le libertà concesse al di fuori della scuola. Bisogna osare la priorità alla salute mentale e al rendimento produttivo di uno studente che, dovendo stare chiuso in una classe in alcuni casi per sette o otto ore, senza la possibilità di muoversi liberamente per la scuola e senza una pausa che sia realmente in grado di rigenerare la sua attenzione, si ritrova a non riuscire a mantenere la concentrazione”.

Salute psicologica a rischio “La salute mentale degli studenti e non solo, è peggiorata dagli ultimi anni, secondo uno studio durante gli ultimi anni, guidato dal Prof. Giampaolo Perna e coordinatore dalla dott.ssa Daniela Caldirola emerge che : il 70% circa degli studenti ha dichiarato una violazione della concentrazione nello studio, il 21% ha riportato sintomi ansiosi clinicamente significativi e interferenti sulle proprie attività quotidiane, mentre il 10% ha avuto almeno un attacco di panico, senza mai avuto avuto prima nella vita. Il 20% ha riportato sintomi clinicamente significativi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) in relazione a esperienze legate alla pandemia. Nessuno di questi fattori viene preso in considerazione”.Humanitas University, guidato dal Prof. Giampaolo Perna e coordinato dalla dott.ssa Daniela Caldirola emerge che: il 70% circa degli studenti ha dichiarato una sensibile diminuzione della concentrazione nello studio, il 21% ha riportato sintomi ansiosi clinicamente significativi e interferenti sulle proprie attività quotidiane, mentre il 10% ha avuto almeno un attacco di panico, senza mai averlo avuto prima nella vita. Il 20% ha riportato sintomi clinicamente significativi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD) in relazione a esperienze legate alla pandemia. Nessuno di questi fattori viene preso in considerazione”.

Orari disumani “Come detto sopra - disponibile gli studenti - le possibilità di socializzazione per gli studenti negli ultimi due anni sono state sostanzialmente inesistenti, adesso all'interno della scuola ancora ad esserlo e non solo, lo scaglionamento/0 impone in molti casi orario 8.00 orari proibitivi, precludendo così a molti studenti la possibilità di una vita sociale anche al di fuori della scuola. Le categorie più danneggiate riguardo a questa domanda sono gli studenti atleti ei pendolari”.

La bastonata “L'obbiettivo primario della scuola – scrivono - non essere solo quello di portare a termine i programmi ministeriali ma anche e soprattutto di accompagnare la crescita di ciascuno studente e di formare degli individui responsabili, liberi e consapevoli”.

La pagella  “Da come è stata gestita questa emergenza - concludono gli studenti dell’Azzarita - è emerso senza ombra di dubbio che gli alunni sono stati trascurati e lasciati sempre per ultimi nelle considerazioni generali, in quanto la maggior parte degli studenti non costituisce elettorato e non ha una vera valenza economica, quindi non ha voce in capitolo su norme e decisioni che li riguardano in prima persona.

La conclusione “In altri ambiti le necessità di salute pubblica sono state bilanciate con le necessità economiche e di consenso. È evidente che gli studenti non sono portatori di nessuno degli interessi sopra elencati. Mentre al di fuori della scuola fino ad ora è stato possibile mangiare al ristorante, prendere mezzi pubblici e treni regionali, partecipare a manifestazioni e cortei e frequentare negozi e centri commerciali, gli studenti sono costretti a un regime ferreo, semi carcerario  dannoso per la loro salute”.

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