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Al ristorante si va senza green pass

Damiana Verucci
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Il green pass? Per quattro ristoranti su dieci non è un problema, nel senso che ce l'hai o non ce l'hai ti siedi lo stesso all'interno. Abbiamo girato per ristoranti ed esercizi di somministrazione nelle serate di giovedì, venerdì e sabato prendendo in esame alcuni locali del centro, di Trastevere, della zona Marconi, del quartiere Aurelio-Boccea. Ebbene, se la maggioranza ha un addetto all'ingresso che controlla il green pass nel caso in cui tu voglia sederti all'interno, altri, circa un 40% di quelli da noi «controllati» non solo non lo richiede ma di fronte alla nostra domanda “non mi controlla il green pass?» o rispondono «mi dispiace ma non mi funziona la app», oppure un più generico «non si preoccupi, se dice che ce l'ha nessun problema, si accomodi». E questo accade, soprattutto, quando non sei in coppia ad andare ma magari in gruppo con amici o familiari perché in questo caso, evidentemente, il controllo del passaporto vaccinale richiederebbe più tempo. Meglio far accomodare subito i clienti senza farli aspettare. Scomparse poi le pistole per misurare la temperatura all'ingresso mentre resiste il distanziamento tra i tavoli (ma non per tutti) così come gli igienizzanti. In larga parte sono tornati anche i menù cartacei, fino a poco tempo fa introvabili, e sostituiti o dalle applicazioni o da menù stampati usa e getta. Ci siamo imbattuti anche in locali terrazzati dove per fuori si intende una semplice finestra o porta aperta ma in realtà la struttura è al chiuso. Il fatto però che entri aria dall'esterno toglie di mezzo il problema del green pass.

Insomma, tutto fa pensare che almeno nella ristorazione si sia un po' abbassata la guardia. Rimanda le accuse al mittente Claudio Pica, presidente Fiepet Confesercenti: «Non dico che non ci siano ristoratori che “dimenticano” diciamo così di controllare il green pass, ma da una nostra stima risulta circa un 10% di titolari distratti, il restante lo controlla e si è scaricato la app apposita sul cellulare. Forse chi non lo fa conosce il cliente che magari frequenta quel locale spesso. Non si dovrebbe fare, certo, perché il provvedimento dice che bisogna controllare ogni volta, ma i nostri locali sono sicuri e tutte le misure anti covid seguite in modo scrupoloso». Vero anche che sono appena un 20%, sempre secondo stime associative, i clienti che scelgono di mangiare all'interno. Forse anche per via delle temperature ancora gradevoli e della disponibilità sempre più frequente di funghi messi nei dehors esterni, che riscaldano gli ambienti all'aperto, fatto sta che a scegliere di sedersi dentro sono ancora oggi una minoranza di clienti. Da qui l'appello della categoria a prorogare le occupazioni di suolo pubblico emergenziali che scadranno il prossimo 31 dicembre. Ancora sulla questione non c'è nulla di definito e di chiaro ma il Governo dovrà decidere cosa fare di quelle migliaia di pedane che solo nella Capitale sono spuntate come funghi per via dell'emergenza pandemica. Rappresentando, per la stragrande maggioranza, una salvezza dal punto di vista degli affari. Tuttavia, in quartieri come Prati, la disponibilità di posti auto si è ridotta ai minimi proprio per via di queste pedane; difficile che la situazione possa essere lasciata come è oggi.

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