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Come Fantozzi, Ivan Tamburrini sul balcone della Tangenziale. La foto diventa virale

Francesco Fredella
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Ve ne abbiamo parlato in esclusiva nel numero di sabato 1° maggio. Ora spunta la foto, che diventa virale. A Roma, in via degli Orti Variani, lo storico balcone di Fantozzi è tornato a vivere grazie a Ivan Tamburrini, che gestisce la pagina “Il socio Aci” (una community con oltre 4 milioni di iscritti, tutta dedicata alla commedia italiana). Da quel balcone, Fantozzi prendeva l’autobus al volo, lanciandosi nel vuoto per recuperare tempo e arrivare in ufficio senza ritardo. 

Alle 11 del mattino di domenica Tamburrini bussa all’appartamento, che si trova a ridosso della Tangenziale Est di Roma. E trova quella casa, famosa grazie ad uno dei primi film di Villaggio. Sulla pagina Facebook de “Il socio Aci”, oltre al nostro articolo di sabato, spunta la foto da quel balcone. La descrizione? Quella frase di Fantozzi: “Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato”. La signora Pina, infatti, diceva ad Ugo di non rischiare una manovra così rischiosa. Che, invece, è entrata di diritto nella storia del cinema italiano. Applausi. Una scena epica, mitica, indimenticabile. 

 

 

 

“Abbiamo praticamente stalkerizzato la proprietaria. Mesi e mesi di appostamenti per capire di chi fosse quella casa. Volevamo entrare a tutti i costi lì ed affacciarci sul balcone che rese celebre Paolo Villaggio”, racconta a Il Tempo Tamburrini. “Ci siamo riusciti”. Anche la grande Milena Vukotic, storica moglie di Fantozzi, ha sorriso quando le abbiamo raccontato dell’iniziativa. “Io non c’ero durante quel Fantozzi. Sono stata la signora Pina dal terzo Fantozzi fino all’ultimo, quello alle soglie del Duemila”, racconta l’attrice. “Una delle scene simbolo. Le case, all’interno, erano più o meno tutte simili: stesso arredamento in tutti i film. Ma quella scena nessuno può dimenticarla. Nemmeno io”. La Pina, come diceva Fantozzi, ha vissuto la casa in ogni film. “Paolo aveva tanto senso umano - ricorda l’attrice - quando penso a lui non posso dimenticare la nostra amicizia. Che ho avuto l’onore di portare avanti per anni. Paolo era un uomo di raro senso dell’umorismo, si considerava uno scrittore. Ma era un grandissimo attore. ha creato un clown, che era Fantozzi, e tutti noi gli diciamo grazie. Quando ci vedevamo, lontano dal set, non parlavamo mai di lavoro. Mai dei film. Un po’ come accadeva per Totò e Antonio De Curtis, anche Paolo aveva nell’armadio lo scheletro di Fantozzi. Erano due cose e due persone ben diverse”. 

 

 

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