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Negli ospedali del Lazio mancano gli infermieri: il sistema continua a collassare

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Antonio Sbraga
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Nel Lazio neanche la carenza di infermieri riesce a smuovere la graduatoria, "inferma" da oltre un anno, del concorsone del Sant'Andrea. A confidare nel "miracolo" ci sono più di 2600 infermieri ancora in lista d'attesa per una chiamata, riuniti nel Movimento permanente infermieri (Mpi): «Siamo gli ultimi 2.604 infermieri idonei del concorso pubblico regionale gestito dall'Azienda ospedaliera Sant' Andrea di Roma, che ad oggi, nonostante l'emergenza scaturita dalla pandemia di Sars-Cov-2 e la cronica e preesistente carenza di personale infermieristico sul territorio regionale, non hanno ancora visto riconosciute le posizioni guadagnate di diritto nella relativa graduatoria e le legittime aspettative di un'assunzione che di tale graduatoria tenga conto».

 

 

E invece, protesta l'Mpi, nel frattempo, «per fronteggiare la carenza di personale infermieristico, gli Enti del sistema sanitario laziale continuano a promuovere avvisi pubblici, manifestazioni d'interesse e appalti in favore di cooperative sociali operanti anche nelle pubbliche strutture e aziende ospedaliere, incentivando di fatto il precariato». Oppure, come denuncia il sindacato infermieristico Nursind, con la «Regione che sta dando il via libera alle Aziende ospedaliere e alle Asl per spostare personale infermieristico dalle unità operative verso i punti di vaccinazione e i reparti Covid invece di assumere - dice il segretario romano, Stefano Barone - proprio mentre ci troviamo in gravi difficoltà, soprattutto per i pazienti in attesa di destinazione alle Unità Operative nei Pronto soccorso maggiori della capitale».

 

 

Anche secondo il Nursind «sembra ora giunto il momento di sbloccare la lista di idonei dell'unico concorso per infermieri del Lazio, Sant'Andrea, perché se si chiudono i reparti per reclutare infermieri nei siti di vaccinazione o nei reparti Covid per mancanza di infermieri significa che il sistema sanitario è vicino al collasso e questo non ce lo possiamo permettere». Anche perché nel Lazio «ad oggi le unità assunte non bastano neppure a sopperire alle uscite dovute al blocco del turn-over. L'inevitabile conseguenza sono chiusure e accorpamenti di reparti ospedalieri, Hub, centri specialistici e Case della salute per le cure primarie - avverte l'Mpi -. Alla luce di ciò riteniamo che la nostra chiamata, oltre ad essere un diritto raggiunto a seguito del superamento della selezione di un regolare concorso, costituirebbe un vantaggio per i tanti pazienti del territorio». A cominciare dagli «infermieri di comunità, previsti dalla nuova legge 77: nella Regione Lazio si parla di 970 unità circa».

 

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