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Roma, la protesta disperata dei ristoratori a Montecitorio: "Come viviamo"

“Non mi puoi capire. Non mi puoi capire. Anche tu hai dei figli”. La tragedia dei ristoratori rappresentati nel Mio (Movimento italiano ospitalità) che stanno protestando, anche punte di estrema veemenza, di fronte a Montecitorio è nello sfogo di uno di loro con un poliziotto incaricato  di garantire l’ordine pubblico. La manifestazione chiede alla politica risposte certe sulle riaperture. Ma la politica non si vede e allora non resta che gridare la propria amarezza di fronte a chi in quel momento lo Stato lo rappresenta. “Non portiamo niente a casa. Come fanno i figli” dice il manifestante ripreso dal cellulare del Tempo. “Sono 14 mesi che non lavoriamo” urla ancora per poi calmarsi sciogliendosi in un pianto amaro. Scene dure nella piazza della politica con la contrapposizione tra chi chiede solo di poter riavviare la propria attività e chi deve solo garantire che la giusta protesta non si trasformi in guerriglia. E così accade. A un certo punto della manifestazione la tensione sale. Partono bottiglie e fumogeni contro la polizia. Che riporta l’ordine dopo un accenno di carica. La protesta continua con un tono più pacifico. Ma prosegue a oltranza. “Restiamo qui fino a stanotte” grida un ristoratore.
(di Filippo Caleri)

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