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Processo Cerciello Rega, in aula la madre di Finnegan Lee Elder: "La nostra vita sconvolta per sempre"

Valeria Di Corrado
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"La vita della nostra famiglia è cambiata completamente e per sempre da quel giorno in cui mi chiamò dicendo: mamma, sono alla stazione di polizia, mi hanno detto che ho ucciso a coltellate un poliziotto". Ha esordito così davanti ai giudici della Corte d'assise di Roma Lia Elder, la madre di Finnegan Lee Elder, il 20enne americano che ha assassinato con 11 coltellate il vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega la notte tra il 25 e il 26 luglio 2019. Venuta appositamente da San Francisco insieme alla madre dell'altro ragazzo statunitense accusato di omicidio, Gabriel Natale Hjorth, per rendere entrambe testimonianza nel processo che vede imputati i figli.

"Finnegan da piccolo era un bambino molto sensibile, attivo e generoso. Però la notte si svegliava spesso perché faceva degli incubi. Quando aveva 7 anni era turbato dalle forti discussioni che io e mio marito avevamo, tanto che stavamo per separarci. A 14-15 anni sembrava molto triste. Gli incubi continuavano: si svegliava piangendo. Faceva uso di marijuana e alcol, che girava molto tra gli amici, specie nelle feste. D'altronde in California l'acquisto di marijuana è pubblicizzato sugli autobus come la pizza. Nell'estate del 2018, quando aveva 18 anni, abbiamo saputo che ha tentato di suicidarsi. Stava in un'auto con degli amici, con molta droga e alcol, e ad un certo punto si è prima tagliato il braccio e poi è corso verso il molo che sta sotto il Golden Gate e si è lanciato nell'oceano. Gli amici lo hanno tirato fuori dall'acqua ma lui diceva: lasciatemi morire. È stato medicato in ospedale e poi sottoposto a una terapia psichiatrica".

Per spiegare la familiarità di questi problemi, Lia Elder ha raccontato che la zia e il nonno di Finnegan, ossia la sorella e il padre di suo marito, si sono uccisi. Poi la signora Elder ha aggiunto che il figlio è stato sottoposto a un procedimento penale quando era ancora minorenne perché aveva preso a pugni un compagno di squadra con cui aveva litigato per una ragazza. "Nel 2017, per un incidente, gli è stato amputato un dito e questo gli ha causato un cambiamento drammatico: ha smesso di andare a scuola e di fare sport. Ha perso la luce negli occhi e mi ha detto che si sentiva un mostro. Lui credeva che la perdita del dito fosse una punizione divina per il litigio avuto l'anno prima con il compagno".

A proposito di come era maturata l'idea del viaggio in Europa nell'estate del 2019, la madre ha spiegato che era stata lei a prenotare il biglietto per Finnegan: "Finalmente sembrava interessato a prendersi cura di se stesso, dopo vari colloqui con lo psichiatra. Inizialmente sarebbe dovuto andare in Germania e Spagna. Poi ha deciso di andare in Italia perché il suo amico Gabriel Natale Hjorth gli aveva proposto di ospitarlo a Roma. Ma non perché fosse appassionato dell'Italia. Anche io a 19 anni lavorai a Roma come baby sitter in una famiglia e quel viaggio mi cambiò la vita, in senso negativo". Anche al figlio ha cambiato la vita e al carabiniere Cerciello Rega l'ha tolta, privando per sempre del suo affetto la moglie e i familiari.

"Il check out all'hotel Meridien inizialmente era previsto per il 25 luglio 2019 - ha spiegato la signora Elder - ma poi Finnegan mi aveva detto che sarebbe voluto restare un giorno in più perché gli era piaciuto il suo primo giorno di soggiorno a Roma. Non sapevo che fosse partito con un coltello, né l'avevo mai visto prima in mano a mio figlio quando era a casa. So però che sono armi comuni negli Stati Uniti, che si vendono anche nei negozi per campeggio".

"Nel pomeriggio del 26 luglio mi ha contattato con una videochiamata e mi ha detto: mamma sono alla stazione di polizia, è veramente grave, mi stanno dicendo che ho ucciso un poliziotto a coltellate. Mi dispiace, ti voglio bene". "Ho scritto una lettera alla famiglia Cerciello a dicembre scorso per spiegare che eravamo addolorati per il loro dolore", ha riferito la donna in aula. Poi, rispondendo alle domande degli avvocati di parte civile della famiglia della vittima, ha precisato che in un colloquio in carcere avuto con il figlio l'anno scorso avevano parlato della segregazione dei prigionieri nelle carceri americane e della cosiddetta "fratellanza ariana", una sorta di razzisti bianchi.

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