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"Saltavano sul corpo inerme di Willy": i racconti dei testimoni sulla terribile notte di Colleferro

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La verità sulla terribile notte di Colleferro, che ha portato alla morte dell'incolpevole Willy Monteiro Duarte, ora sembra più chiara. Nuovi elementi emergono da testimonianze dirette e riscontri contenuti nell'ordinanza di convalida del fermo dei quattro accusati di omicidio preterintenzionale (Marco Bianchi, Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli in carcere, Francesco Belleggia ai domiciliari). I due gruppi di ragazzi, uno proveniente da Artena, l'altro da Colleferro e Paliano, si sono trovati faccia a faccia per un banale apprezzamento a una ragazza. Un semplice "abbella", seguito da un bacio provocatore: da lì si è scatenato l'inferno.

La serata del 5 settembre è stata ricostruita da Repubblica. Francesco Belleggia, 23 anni, raggiunge Colleferro insieme a un amico. I due vanno a bere uno spritz in un risto-pub del centro, quando sono all'interno del locale, vedono arrivare Mario Pincarelli in compagnia di un'altra persona che si aggiungono al tavolo per la bevuta. Seduti a un tavolo separato, ci sono i due fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, che rimangono in disparte e poco dopo se ne vanno in compagnia di un'altra persona e di tre ragazze. Vengono visti salire a bordo dell'Audi Q7 nera dei fratelli Bianchi e sparire. 

Le ore passano, si fa notte e alle 2.30 l'amico con cui Belleggia è arrivato da Artena se n'è andato, lasciandolo a piedi. Lui è rimasto a bere con Pincarelli e cerca un passaggio per andare a casa. Ha bevuto tanto, troppo ed è su di giri. Sulle scalette in quel momento passano due ragazze, e a Pincarelli esce un "abbella" rivolto a una di loro, a cui fa seguire il gesto di mandarle un bacio con la mano. La ragazza, Azzurra, però è accompagnata dal fidanzato, Alessandro Rosati, di Colleferro, che si trova lì insieme a degli amici. Il ragazzo va a lamentarsi con Pincarelli, Belleggia capisce che la situazione può finire male, quindi si scusa con Rosati. Ma non è finita lì.

Alla scena assiste Federico Zurma, amico sia di Rosati, sia di Willy. Anche lui ha bevuto troppo. Si avvicina a Belleggia, lo fissa negli occhi e sembra volerlo colpire con una testata ma non lo fa. Belleggia lo allontana con uno spintone, facendolo cadere a terra. La situazione degenera. Davanti a lui un ragazzo, conosciuto come "il rugbista", gli dice: "Non ti meno solo perché hai il gesso al braccio". Zurma si è rialzato e discute con una certa foga con Belleggia. I due si sono allontanati dalle scalette, sono vicino all'edicola al di là della strada. A una distanza di tre metri c'è anche Willy, che cerca di calmare gli animi, di fare da paciere. Anche Belleggia si sta scusando con Zuma.

Si fanno le 3 di notte e arriva sulla strada l'Audi dei fratelli Bianchi, avvisati da Michele Cerquozzi che c'è bisogno di loro. Cerquozzi è il vicino di casa dei Bianchi. Marco e Gabriele scendono dall'Audi e - come raccontano diversi testimoni, tra cui Belleggia - iniziano a picchiare tre ragazzi del gruppo dei Colleferresi. Tra questi c'è anche Willy. Belleggia davanti al pm ha tuttavia negato di aver partecipato al pestaggio e tanto meno di aver colpito la vittima. Secondo quanto riferito, è Gabriele, il maggiore dei due, a sferrare il calcio ferale. Ma alla rissa, ne sono convinti gli inquirenti, avrebbe partecipato anche Pincarelli. Che infatti, come i fratelli Bianchi, rimane in carcere. 

La rissa è raccontata con molti dettagli, da quello che il giudice per le indagini preliminari ritiene essere il testimone chiave, il suo nome è Emanuele Cenciarelli che era sul posto con altri amici e lo stesso Willy, nelle ore del pestaggio. «Per quanto io ricordi tutti ragazzi sferravano calci e pugni contro me e Willy. Ho un vivido ricordo di un paio di loro che addirittura saltavano sopra il corpo di Willy steso in terra e già inerme». Che si trattasse dei fratelli Bianchi lo si desume leggendo la descrizione dei segni particolari:  «Ricordo che uno indossava una camicia di colore bianco e aveva in viso tatuata una lacrima sotto l’occhio, nonché diversi tatuaggi su entrambe le braccia e le mani. L’altro ragazzo invece aveva un braccio ingessato. Al momento dell’aggressione ricordo che oltre ai predetti ragazzi da me descritti si sono uniti altri tre ragazzi (...) uno indossava una polo di colore verde con capelli molto corti e l’altro aveva un vistoso tatuaggio sul collo».

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