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La biologa che allatta i pipistrelli

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Maurizio Gallo
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È uno degli animali più temuti, più incompresi e meno conosciuti al mondo. Fa paura anche se pesa pochi grammi e misura pochi centimetri. Fa impressione anche se è vittima di vere e proprie fake news, falsi luoghi comuni che lo accomunano ai «vampiri» e che terrorizzano chi ha una capigliature folta e lunga. Perché, «si sa», i pipistrelli amano attaccarsi ai capelli. Qualcuno, infine, crede ancora che siano uccelli. Bufale, bugie e leggende. Il ruolo, utilissimo, di questo piccolissimo e fragile mammifero è quello del divoratore di insetti. Ed è una creatura della notte che ha sempre affascinato Alessandra Tomassini, biologa romana di 44 anni, speleologa e insegnante in una scuola media a Settebagni che collabora da vent'anni con il Centro Recupero Fauna Selvatica della Lipu al Bioparco. Laureata in Scienze Naturali con un dottorato in Biologia Animale alla Sapienza, Alessandra di pipistrelli ne ha salvati centinaia. Ma quello che ritiene più importante, oltre al recupero e alla riabilitazione di questi preziosi esserini, è un cambiamento di mentalità nei loro confronti. «Ho sempre amato tutti gli animali - spiega - ma soprattutto i pipistrelli. Forse perché da adolescente ero un po' dark, attratta dall'oscurità e, quindi, anche da questi mammiferi eccezionali». Si conosce poco di questi animali... «Sì, e tutto quello che si sa è falso». Ad esempio? «Non è vero che si attaccano ai capelli, non è vero che sono ciechi, non è vero che sono solitari. Invece, vivono in grandi gruppi, ma il loro tipo di socialità non conosce dominanza, nessuno comanda sugli altri. E io, che non sono competitiva, mi identifico molto in questo comportamento. Poi è affascinante il rapporto fra mamme e piccoli. Pensi che la sera quasi tutte le femmine escono dai loro rifugi, ma una decina di "balie" restano per controllare i cuccioli. Come si mettono d'accordo?Nessuno lo sa». Altri lati affascinanti? «La capacità di gestire la temperatura corporea e il metabolismo, che possono rallentare per risparmiare energia. Infatti sono molto longevi: il record europeo è di 41 anni, mentre un topolino che pesa molto di più ne vive al massimo cinque. Hanno il grasso grigio, come quello dei neonati, una riserva di energia molto facile da usare. Infine, è incredibile la loro facoltà di geolocalizzazione basata sul ritorno di ultrasuoni. Una capacità che ha anche l'homo sapiens, ma non la sfrutta...». Sta dicendo che possiamo usare l'eco come i chirotteri? «Sì. È stato fatto un esperimento con un bambino cieco in bici, gli bastava schioccare la lingua e analizzare il suono di ritorno, proprio come i pipistrelli...». Qual è il loro contributo alla riduzione degli insetti? «Enorme. Basta pensare che un pipistrello italiano pesa dai tre ai 30 grammi, in media 8-10, e può mangiare fino a quattro grammi di insetti a notte, la metà del suo peso. Se calcoliamo cinquemila animali a caccia, stiamo parlando di molti chilogrammi di insetti dannosi. Negli Usa, dopo la morte di migliaia di questi mammiferi, è stato valutato un danno di milioni di dollari perchè hanno dovuto sostituire la loro opera con i pesticidi». Ma esistono anche quelli che si nutrono di sangue? «Si tratta di tre specie diffuse soprattutto in America Latina. Con gli incisivi fanno un taglio sulla pelle del bestiame e prelevano 10-15 grammi di sangue a testa, perciò non lo dissanguano, anche perché non lo fanno in massa. E c'è una forma di altruismo non genetico fra coinquilini: quando uno di loro non mangia da un po', e devono farlo almeno ogni tre giorni per sopravvivere, altri gli "regalano" il loro pasto liquido». Ne ha salvati molti? «Sì, e li ho ricoverati nell'area naturale protetta della Marcigliana, dove ho una voliera, per poi liberarli pubblicamente. Se sono cuccioli, li allatto con una tecnica messa a punto negli Usa, nel Bat World Sanctuary. A volte, devo svegliarmi di notte, come per i bambini appena nati, perché bisogna nutrirli ogni tre ore... Ma è più importante cambiare la loro percezione negativa nell'immaginario collettivo. Questo è il vero modo di garantire la loro sopravvivenza».

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