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L'incubo di B., bambino conteso da servizi sociali e famiglia

Il minore era stato sottratto alla madre dopo cinque anni dal decreto. Ora è di nuovo con la donna che denuncia l'abuso di metodi correttivi

Mary Tagliazucchi
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L'incubo peggiore di un genitore? Quello di vedersi portar via il proprio figlio che, dall'oggi al domani, si ritrova strappato dai suoi affetti più cari a chilometri e chilometri di distanza. Da quel momento infatti sia per il piccolo che per la sua famiglia inizia un calvario dove a volte passano mesi se non addirittura anni, in cui - dopo gli accertamenti del  caso- può fare ritorno a casa. L'allontanamento immediato di un minore è previsto nel caso ci siano stati a suo danno maltrattamenti fisici e psicologici, denutrizione e  stato di abbandono e materiale. L'articolo 403 (a detta di molti troppo generico e motivo di errori macroscopici, in quanto parla di abbandono morale ed economico), consente l'allontanamento immediato dalla famiglia d'origine. A tal merito si era pensato anche ad una modifica e c'erano stati anche degli emendamenti nell'ambito della riforma del Diritto di Famiglia che prevedano un elencazione dei motivi ben precisi per cui si ordina l'allontanamento del minore. Ogni caso e situazione infatti devono essere valutati attentamente altrimenti si rischia di creare più danni che benefici.  E purtroppo gli ultimi fatti di cronaca avvenuti in Emilia Romagna e su cui i riflettori non si sono ancora spenti, riportano proprio di casi molto controversi di minori strappati alle proprie famiglie. Una storia dolorosa e paradossale è quella di M.F. mamma di B. un bambino di 10 anni che, in un giorno come un altro,  si è vista portar via suo figlio. A denunciare l'accaduto è il suo legale rappresentante, l'avvocato Francesco Miraglia che da tempo sta seguendo diversi casi gestiti dal Tribunale dei Minorenni di Roma, accomunati dalle drastiche decisioni e dalle evidenti contradditorietà. “Il caso scoppiato in questi giorni riguarda un ragazzino di dieci anni, che nel 2014 fu oggetto di un decreto di allontanamento dalla madre, in seguito ad alcuni diverbi con la scuola. Provvedimento mai messo in atto dopo il trasferimento della famiglia fuori Roma e i servizi sociali finirono con il 'dimenticarsi' di loro. Ma la scorsa primavera, dopo cinque anni, si sono ripresentati alla loro porta: la madre aveva protestato a scuola per degli atti di bullismo subiti dal figlio, la scuola aveva fatto una segnalazione e il tribunale aveva rivangato il vecchio decreto. Il ragazzino, così, è stato portato in comunità, dove però stava tutt'altro che bene e dove di certo non è stato fatto il meglio per lui. Nella comunità c'erano ragazzini ben più grandi e 'scaltri' di lui, il minore non è stato curato per giorni da un'infezione ai piedi. La mamma è corsa e riprendere il figlioletto e non ha esitato a denunciare l'operatore per abuso di metodi correttivi. Dopo la 'fuga', a casa della mamma si sono presentati i carabinieri, ma il ragazzino si è rifiutato di seguirli. Ha scritto di suo pugno che lui sta bene a casa con la sua mamma e in comunità non ci vuole andare. Dopo cinque anni si sono ricordati di lui? - prosegue l'avvocato Miraglia - Adesso hanno ritrovato il decreto e deciso di applicarlo? E in tutti questi anni che hanno fatto?”. L'avvocato ha anche scritto al tutore per il rilascio del nulla osta che permetterebbe al minore di tornare a scuola. Una storia paradossale che vede un bambino e sua madre al centro di evidenti mancanze che hanno lasciato in entrambi ferite profonde. “Mio figlio” – racconta M.F. ha ora dei tic nervosi che prima non aveva e presenta una sindrome post traumatica diagnostica dalla sua pediatra di riferimento. Io stessa non dormo più per il timore che me lo portino via di nuovo. Io e mio figlio siamo qui in attesa di avere indicazioni che io eseguirò se necessario ma B. rimane con me come lui stesso ha detto più volte alle forze dell'ordine e agli assistenti sociali. C'è stato inferto troppo dolore senza motivo. Credo nella giustizia e, insieme alla mia famiglia, aspettiamo solo che questo incubo finisca”.

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