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Gaudenzi e le armi "nuove": un trucco per finire in cella

Fabio Gaudenzi

Il pregiudicato ai pm: "Avevo paura. Dovevo essere la prossima vittima"

Valeria Di Corrado e Andrea Ossino
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Un revolver calibro 357 e una mitraglietta di tipo Uzi. Le analisi effettuate sulle armi ritrovate in casa di Fabio Gaudenzi certificano che non avevano mai sparato. Il pregiudicato arrestato lo scorso 2 settembre se le era procurate da poco e con un preciso obiettivo: finire in carcere per un reato perseguito con una pena abbastanza lunga. La galera, infatti, è l'unico luogo dove si sentirebbe protetto da quegli «intoccabili» che, a suo dire, il 7 agosto scorso avrebbero ucciso il leader degli Irriducibili della Lazio, Fabrizio Piscitelli. Sono le stesse persone, sempre secondo «Rommel», che orbiterebbero dietro la morte di Maurizio Terminali, «il Nero», scomparso poco dopo «Diabolik» e per lo stesso motivo. Per Gaudenzi, infatti, tutti erano a conoscenza di una verità scottante, già narrata negli atti del procedimento Mafia Capitale, che riguardava un traffico di oro con l'Africa. Gaudenzi era terrorizzato. Per questo ha deciso di farsi arrestare. «Io sono il prossimo», avrebbe detto ai pm della Dda che lo hanno interrogato lunedì scorso a Rebibbia. E nella speranza di ottenere l'isolamento e restare più a lungo possibile dietro le sbarre, non solo si era procurato le armi, ma aveva anche postato un video su Youtube in cui affermava di volersi costituire per rivelare, tra l'altro, i nomi di chi aveva ucciso l'ultras della Lazio. Rommel pensava che grazie a quei due filmati diffusi sulla rete sarebbe stato preso maggiormente sul serio dagli inquirenti. Anche se, dietro a quel discorso che appare delirante, potrebbe celarsi un messaggio nascosto. Nel colloquio con i magistrati ha ripercorso alcune vicende contenute negli atti dell'indagine «Mondo di Mezzo», che ha portato in carcere nel dicembre 2014 Massimo Carminati e la sua banda. Il viaggio in Africa per il traffico d'oro sarebbe servito solo a trovare un capitale da investire alle Bahamas. «Gaudenzi mostrava particolare interesse riguardo un'operazione di natura immobiliare da porre in essere a Nassau, capitale delle Bahamas, situata sull'isola di New Providence», si legge negli atti dei carabinieri del Ros. «Tale operazione consisteva nella costruzione di un villaggio di lusso composto da abitazioni dotate di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili». Gaudenzi aveva già contattato ditte specializzate, architetti e pensava anche a possibili «teste di legno». Nelle informative di Mafia Capitale si legge che il progetto avrebbe riservato un ruolo anche a Carminati e alla sua famiglia. Per reperire parte dei fondi necessari, Gaudenzi si era rivolto a Filippo Maria Macchi, un amico d'infanzia, che adesso indica come «infame».

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