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Caso Orlandi, vuote le tombe aperte nel cimitero teutonico

La verifica sui resti per escludere che appartengano alla ragazza scomparsa nel 1983

Carlo Antini
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Nel caso Orlandi irrompe l'ennesimo colpo di scena: sono vuote le tombe delle due principesse aperte nel cimitero teutonico su disposizione delle autorità vaticane. Nei due sepolcri non ci sono bare, né urne funerarie o resti umani, ma ad aprire un nuovo giallo nella vicenda è la scoperta di una camera di 4 metri per 3, in cemento armato, scoperta sotto la tomba della principessa Sophie von Hohenlohe. Un ambiente recente e di certo incompatibile con i due sepolcri risalenti all'Ottocento e per il quale sono in corso verifiche documentali su interventi strutturali avvenuti nel cimitero alla fine dell'Ottocento e negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. «Tutto mi aspettavo tranne che trovare tombe vuote» è il commento del fratello di Emanuela, Pietro, che per primo aveva chiesto la riapertura delle tombe. Non nasconde la delusione, anche se considera le operazioni di verifica una pagina fondamentale, perché «per la prima volta il Vaticano ammette che ci possa essere una responsabilità interna nella scomparsa della sorella, cosa che veniva esclusa categoricamente prima. Questa collaborazione, che spero sia concreta e onesta, fa pensare che loro possano avere qualche dubbio». Le operazioni si sono svolte alla presenza dei legali delle parti oltre che dei familiari di Emanuela Orlandi e dei parenti delle principesse Carlotta Federica di Mecklemburgo e Sophie von Hohenlohe, cui sono dedicati i due sepolcri, con l'ausilio della gendarmeria vaticana e del professor Giovanni Arcudi, perito di parte per il Vaticano. «Chi sa qualcosa ci aiuti, ci chiami. Emanuela deve essere trovata, e la risposta deve essere data non solo alla famiglia ma anche allo Stato italiano», è l'appello lanciato dalla legale della famiglia Laura Sgrò, secondo la quale «è vergognoso che dopo 36 anni o per omertà, o per paura, o per utilità personale, chi sa, perché c'è chi è vivo e sa, non metta a disposizione degli inquirenti le proprie informazioni per dare finalmente giustizia ad Emanuela». La segnalazione legata al cimitero teutonico era arrivata alla famiglia della ragazza scomparsa nel 1983, con una fotografia, ricevuta l'estate scorsa, e il messaggio anonimo: "Cercate dove indica l'angelo".

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