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Caso Cucchi, fu depistato anche il ministro Alfano

L'ex Guardasigilli riferì al Senato sulla base di atti redatti dai Carabinieri. Il magistrato: "Anche la perizia medico-legale dimostra che è stata una partita truccata. Qui è in gioco la credibilità dell'intero sistema"

Valeria Di Corrado
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"L'appunto che il ministro alla Giustizia Angelino Alfano legge il 3 novembre 2009 davanti al Senato per rispondere all'interrogazione parlamentare sulla morte di Stefano Cucchi, viene redatto sulla base di atti falsi preparati dal comando provinciale dei carabinieri di Roma. Paradossalmente il primo ad accusare implicitamente gli agenti della penitenziaria è il ministro responsabile della penitenziaria. Nonostante in quel momento il fascicolo della Procura fosse contro ignoti. In sostanza Alfano dichiara il falso al Senato sulla base di atti falsi". È quanto ha appena rivelato il pm Giovanni Musarò in aula nel processo bis sulla morte di Cucchi, sulla base di nuovi atti depositati alla Corte di assise di Roma, che vede imputati 5 carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale. "Tra le fine di ottobre e l'inizio di novembre 2009 in atti ufficiali del comando provinciale dei carabinieri di Roma - prosegue Musarò - erano già scritte le conclusioni medico legali a cui sarebbero pervenuti successivamente i consulenti del pubblico ministero che indagava allora. In questi atti c'è scritto che non c'è il nesso di causalità tra le lesioni di Cucchi e la sua morte. C'è scritto che una delle fratture che aveva Cucchi era risalente nel tempo. C'è scritto che i responsabili del decesso di Cucchi erano i medici". "Si è giocata una partita truccata, in cui era già stato scelto un pollo da spennare, sulle spalle di una famiglia. Ora però qui, oltre al dolore della famiglia Cucchi, c'è in gioco l'intera credibilità di un sistema", ha concluso il pm Musarò. 

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