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Desirée, caccia a un italiano: "Fornì la droga"

Le indagini sul delitto di San Lorenzo

Valeria Di Corrado e Silvia Mancinelli
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Gli investigatori della Squadra mobile di Roma, coordinati da Luigi Silipo, sono alla ricerca di un giovane italiano, di nome Marco. Secondo le testimonianze raccolte finora dagli inquirenti, sarebbe stato lui a procurare i farmaci usati per preparare la "miscela letale" di droghe e psicofarmaci somministrata con l'inganno a Desirée Mariottini. La sedicenne di Cisterna di Latina, infatti, era convinta di assumere solo metadone. Lo riferisce una ragazza di nome Muriel, presente la notte tra il 18 e il 19 ottobre all'interno del palazzo abbandonato di via dei Lucani, a un altro teste, Nasko. Muriel gli avrebbe aveva raccontato che a Desirée era stato somministrato "un mix di gocce, metadone, tranquillanti e pasticche" da coloro che l'avevano stuprata e che questi l'avevano indotta ad assumere tali sostanze facendole credere che si trattasse solo di metadone. Sempre Muriel ha dichiarato di aver visto "qualche giorno prima nella disponibilità di tale Marco, sia il Tranquilit (trovate nelle tasche della vittima, ndr), che le pasticche, scorte vicino alla porta del container". Sulla reale esistenza di Marco, un italiano, probabilmente un pusher, che frequentava abitualmente via dei Lucani, per il giudice Maria Paola Tomaselli "non è dato dubitare", visto che anche un'altra ragazza, Giovanna, ha riferito che i "farmaci fossero di norma procurati da Marco". La stessa Muriel ha detto agli inquirenti che "Marco le aveva riferito che quei medicinali erano psicofarmaci per sua madre e che erano sostitutivi del Seroquel". In effetti le pasticche di Quentix trovate dalla polizia nel capannone vicino al cadavere di Desirée presentano lo stesso principio attivo del Seroquel.

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