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"L'ippodromo di Capannelle è ostaggio dei rom"

La denuncia del dg dopo l'ennesima aggressione: "Rubano e ci azzoppano i cavalli"

Mary Tagliazucchi
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Il ferimento alla testa di un operaio all'interno dell'Ippodromo di Capannelle, derubato e ferocemente malmenato - forse da alcuni uomini di etnia rom - riporta ancora una volta l'attenzione sulla difficile, quanto forzata convivenza, fra i residenti del campo nomadi de La Barbuta e i dipendenti del noto impianto ippico della Capitale. Nell'ultimo censimento redatto dal Comune si documentava la presenza di almeno 505 persone all'interno dell'insediamento. Una situazione intollerabile a cui si aggiungono anche considerevoli spese per i danni economici creati dai ripetuti saccheggi come ci ha spiegato l'amministratore e direttore generale dell'ippodromo di Capannelle Elio Pautasso. L'aggressione avvenuta ai danni di M.A.,l'operaio cinquantenne picchiato e rapinato mentre stava lavorando nelle aree verdi di confine con l'insediamento abusivo è di certo uno spiacevole episodio che, speriamo di no, potrebbe facilmente ripetersi, vero? "È arrivato il momento che tutte le istituzioni prendano seri provvedimenti su questa annosa situazione.Ora i nostri operai hanno perfino paura di venire a lavorare. Questa convivenza forzata sta diventando sempre più problematica". Prima di questo episodio avevate già  sporto denuncia alle forze dell'ordine o al Comune su quanto accadeva? "Guardi, abbiamo faldoni e faldoni pieni di documenti e denunce. Ci siamo rivolti ai vigili, ai carabinieri, al Comune e persino all'ufficio immigrazione. Ma ad oggi nessuno ha fatto niente. Tutte le amministrazioni tacciono. L'insediamento abusivo de La Barbuta  sembra una zona franca dove nessuno ci vuole mettere mano.Pertanto posso capire i vigili che, da soli, hanno i loro giusti timori ad entrare in quel posto". Da ventuno anni è a capo della gestione dell'ippodromo di Capanelle. La situazione è peggiorata nel tempo? "Direi precipitata. Non facciamo in tempo a... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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