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Villa Borghese, sequestrati i box delle botticelle: sette indagati tra cui due dirigenti del Campidoglio

Valeria Di Corrado
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Una scultura equestre di arte contemporanea nascosta dalle erbacce. È l'unico indizio che lascia intuire quale fosse la destinazione del gruppo di prefabbricati in legno costruiti nell'area del galoppatoio di Villa Borghese senza le necessarie autorizzazioni, e da quasi 3 anni in stato di completo abbandono. Quelle strutture avrebbero dovuto ospitare, temporaneamente, le famose "botticelle romane", su cui i turisti si fanno portare a spasso per la Città Eterna. Invece sono rimaste lì, definitivamente, e dei cavalli (quelli in carne e ossa) non si vede nemmeno l'ombra. Ieri i carabinieri del nucleo investigativo di Polizia ambientale, agroalimentare e forestale di Roma, coadiuvati dai vigili della municipale, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo richiesto dal sostituto procuratore Michele Nardi e disposto dal gip Elisabetta Pierazzi. La polizia giudiziaria ha recintato e interdetto l'accesso in una piccola porzione del parco più famoso e centrale della città, compresa tra viale del Muro Torto, viale del Galoppatoio e via delle Magnolie. All'interno di questo perimetro, su di un terreno di proprietà del Comune, si trovano 67 box per il ricovero dei cavalli, 44 box destinati al deposito delle carrozzelle, 4 box di isolamento, un locale guardiania, 2 spogliatoi per vetturini, 2 depositi di letame, 4 depositi di fieno e una doccia per cavalli: tutti dotati di servizi tecnologici, anche se non funzionanti. «Macroscopico è lo scostamento dalle norme e dai principi che regolano la materia edilizia», si legge nel decreto. Nel procedimento penale che ha portato a questo sequestro sono infatti indagate sette persone, tra cui due dirigenti capitolini del dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana, il direttore dei lavori, il Rup, un'archeologa del Comune e i rappresentanti legali delle due ditte incaricate di eseguire gli interventi edilizi. Sono tutti accusati di aver realizzato i manufatti «difformemente a quanto disposto in Conferenza dei servizi e al progetto definitivo approvato», realizzando, «in assenza del prescritto permesso di costruire, strade e scavi di terreno per il posizionamento degli impianti», per di più «abbattendo essenze arboree». Tutto ciò in un'area sottoposta al vincolo paesaggistico, archeologico e storico, senza l'autorizzazione dell'ente preposto alla tutela del vincolo e senza la preventiva approvazione della Sovrintendenza. Inoltre, secondo l'accusa sostenuta dal pm Nardi, questi interventi hanno «distrutto, deteriorato, danneggiato, l'area di villa Borghese, monumento nazionale», «considerato di particolare interesse paesaggistico anche con direttiva Europea». Le indagini dei carabinieri forestali hanno permesso di accertare che è stata «operata una scelta impropria dei sistemi di gara d'appalto, affidando a una prima impresa i lavori per la costruzione di un'area attrezzata e poi ad un'altra la fornitura e posa in opera dei prefabbricati». Insomma, l'iter amministrativo per il trasferimento delle botticelle dall'ex Mattatoio di Testaccio al Galoppatoio, durato quasi 13 anni e costato oltre un milione di euro alle casse capitoline, non si è ancora concluso. La commissione Stabili pericolanti ha dichiarato nel gennaio 2016 inagibili alcuni padiglioni dell'ex Mattatoio ancora adibiti al ricovero delle botticelle, non è stato ancora quantificato il canone che i 44 operatori titolari di licenza dovranno pagare per l'utilizzo delle strutture all'interno di Villa Borghese, che dal dicembre 2015 sono incustodite e in stato di abbandono; tra vetri rotti, tubature che perdono acqua ed erbacce alte circa due metri.

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