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Arresti stadio della Roma, Raggi sentita dai pm come testimone: "Sono parte lesa"

Virginia Raggi

Silvia Sfregola
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Virginia Raggi si dice "serena", ma sono giorni difficili quelli della sindaca, con il Campidoglio alle prese con una nuova grana giudiziaria, questa volta legata all'inchiesta sullo stadio della Roma. Dopo la giornata di ieri, iniziata nel pieno della bufera stadio e conclusa con la tegola di via Almirante, Raggi è stata sentita in procura, per oltre un'ora, come persona informata sui fatti. La prima cittadina ha chiarito una serie di dettagli legati alla collaborazione instaurata con l'avvocato di Genova, Luca Lanzalone, ai tempi della trattativa per la modifica del progetto dello stadio della Roma. Proprio ieri, ospite della trasmissione 'Porta a porta', la sindaca aveva affrontato l'argomento e, non senza qualche disagio, aveva provato a fare chiarezza sul suo ennesimo strettissimo collaboratore finito nei guai giudiziari: "Noi ci basiamo sui curricula e le capacità" nella scelta dei manager, "non faccio seguire le persone. Credo che questo metodo sia il migliore, ma capisco che possa comportare problemi, accade ovunque. Non è fragilità, forse fragilità di sistema, ma ognuno risponde per sé. Lanzalone è un professionista". Prima dell'ex presidente di Acea, sono finiti sotto inchiesta due ex vicinissimi collaboratori della prima cittadina: l'ex capo del personale Raffaele Marra, attualmente a processo per corruzione, e il capo della segreteria politica della sindaca, Salvatore Romeo, indagato e poi archiviato nell'ambito dell'inchiesta nomine. Davanti ai magistrati la sindaca avrebbe ribadito quanto detto durante l'intervista nella quale aveva sottolineato: "Dopo l'arresto di Marra ci fu uno scossone in Campidoglio e quando chiesi un approfondimento sul concordato preventivo per alcune partecipate del Comune, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, che all'epoca facevano parte del gruppo che si occupava di enti locali" per il M5S "mi presentarono l'avvocato Lanzalone". Raggi assicura di non aver mai parlato con Luigi Di Maio di Lanzalone e di aver incontrato il costruttore Luca Parnasi "specificatamente per lo stadio della Roma, partendo da due visioni antitetiche: lui voleva mantenere la cubatura più ampia, noi no. Lanzalone ci ha aiutato tantissimo a capire come stavano le cose sulla cubatura". Tanto ha aiutato, l'avvocato arrivato da Genova, da guadagnarsi il soprannome di 'Mr Wolf' da parte di Parnasi che, secondo l'ipotesi della procura, lo avrebbe 'ricompensato' con la promessa di 100 mila euro in incarichi per il suo studio legale.

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