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"Me l'ha ucciso come un cane. Gli auguro il peggio in carcere"

Lo sfogo della figlia dell'uomo morto dal medico per un colpo partito dalla pistola di un vigilante

Silvia Mancinelli
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«Oggi pomeriggio ero da mia cugina. Con mamma, che si è operata da poco al cuore ed è convalescente, avevamo appena fatto una videochiamata. Le avevo regalato il cellulare, per coccolarla. Papà rideva, salutava dallo schermo. Non ci posso pensare, me lo hanno ammazzato come un cane». Rita Randazzo, 42 anni e mamma di due gemelli di 20, è l' unica figlia dell' uomo centrato ieri pomeriggio dalla pallottola esplosa accidentalmente nello studio medico a Colli Aniene. È disperata, ma ripete di dover mantenere la calma perché ora è lei la colonna della famiglia. Signora Rita, lei aveva sentito suo papà poco prima. Nemmeno un' ora dopo la tragedia. Le hanno spiegato cosa è successo? «Io vivo con la mia famiglia lontano da qui, sono stata chiamata dai carabinieri. Ho pensato subito a uno dei miei figli, poi a papà: erano gli unici fuori casa. A mamma hanno detto che si era sentito male, che aveva avuto un incidente e per ora non le diciamo la verità, per non farla star peggio». Suo papà cosa faceva? «Ormai era in pensione, ma ha lavorato come operaio dentro alla pasticceria Buschese, a Cecchina. Che dire di lui? Era mio padre, un uomo che solo poche ore fa mi sorrideva al telefono. Viveva qui da sempre, lo conoscevano tutti. (Nell' androne del palazzo di viale Sacco e Vanzetti iniziano ad arrivare parenti, amici di una vita, i nipoti di Gaetano ndr). Sono figlia unica, mi hanno levato tutto. Uscia mo da un lutto pesantissimo, mio cugino è morto a 36 anni e ha lasciato tre figli. Papà ha fatto la morte peggiore». Pensa di poter perdonare la guardia giurata che ha esploso accidentalmente il colpo? «Io devo stare buona, altrimenti perdo il controllo. Voglio solo farmi male e invece devo farmi forza, verrò a vivere con mamma per starle vicino. Con uno dei miei due figli non parlo, gli ho chiesto oggi di mettere da parte questo rancore per farcela insieme. Siamo una famiglia distrutta. Ma a chi me l' ha ammazzato auguro il peggio. Mi devo sfogare, non ce la faccio più. Avrei preferito fosse morto di infarto in strada, non così come i cani. Se Gesù Cristo esiste quell' uomo deve pagare, subito, in carcere dove si trova. Deve pagare, io non farò niente perché devo mantenere la calma per mamma e la mia famiglia. Ora voglio solo prendermi solo gli effetti personali e mettermi al dito la fede di papà. Non andrò nemmeno ai funerali. Voglio ricordarlo così, come l' ho visto alla videochiamata. Devo farlo per essere forte per ciò che verrà dopo. Conta solo questo».

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