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Inchiesta nomine, Raggi rischia il processo

Il sindaco Virginia Raggi

La sindaca di Roma verso la richiesta di rinvio a giudizio per abuso d'ufficio e falso in relazione agli incarichi di Salvatore Romeo e Renato Marra

Valeria Di Corrado
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Nel primo anniversario dalla sua elezione come sindaco di Roma, arriva la notizia che Virginia Raggi rischia un doppio processo con le accuse di abuso d'ufficio e falso, rispettivamente in relazione alle nomine di Salvatore Romeo e Renato Marra. La Procura capitolina ha notificato alla Raggi l'avviso di chiusura delle indagini preliminari, anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. Al primo cittadino viene contestato il reato di abuso d'ufficio in concorso con Salvatore Romeo per la nomina di quest'ultimo a capo della sua segreteria. La sindaca grillina avrebbe provocato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Romeo, passato dal ruolo di funzionario nel dipartimento Partecipate, con stipendio di 39 mila euro annui, alla guida della sua segreteria, con un salario di quasi 120 mila euro. Stipendio poi sceso a 93 mila per l'intervento dell'Authority anticorruzione. Per quanto riguarda invece la nomina a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele Marra (a processo per corruzione insieme al costruttore Sergio Scarpellini), secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall'Olio, la Raggi avrebbe detto il falso alla responsabile anticorruzione del Comune, Mariarosa Turchi, riferendo di aver agito in autonomia. In realtà dalle chat scambiate tra la sindaca e l'ex capo del personale, Raffaele Marra, è emerso che la Raggi non aveva preso parte al procedimento di selezione dei curricula, né sapeva che il nuovo incarico avrebbe comportato un aumento di stipendio per Renato Marra. Per la stessa ragione, l'accusa di abuso d'ufficio resta in piedi solo per il fratello Raffaele. La Procura contestualmente ha chiesto l'archiviazione della Raggi dall'accusa di abuso d'ufficio anche sulla nomina dell'ex capo di gabinetto Carla Raineri. Si chiude anche l'ultimo capitolo sulla vicenda dell'ex assessore all'Ambiente Paola Muraro: i pm romani hanno chiesto l'archiviazione per il reato di abuso d'ufficio in relazione al ruolo di consulente per gli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti (Tmb) di via di Rocca Cencia e di via Salaria che la Muraro svolgeva per conto di Ama. Per questa inchiesta rimane invece in piedi la violazione di reati ambientali. Infine l'archiviazione è stata richiesta anche per l'indagine sul presunto dossieraggio sul presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito.

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