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Eutanasia e fine vita, dibattito al centro ebraico

Silvia Sfregola
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Il direttore sanitario dell'Ospedale Israelitico dottoressa Amalia Allocca ha introdotto il dibattito "Eutanasia e fine vita" che si è svolto al centro Ebraico Il Pitigliani e che fa parte del ciclo di incontri organizzati dall'Ospedale Israelitico "Corpo e Spirito". "Il tema del trattamento di fine vita - ha detto - è un tema appassionante per tutti. Finalmente la Camera ha prodotto un testo che sicuramente al Senato subirà delle modifiche. Un testo con luci e ombre, con molti aspetti che vanno chiariti. Il tema appartiene a tutti in quanto esseri umani e, così come ci preoccupiamo di fare una buona vita dobbiamo preoccuparci di fare una buona morte". "Ho letto con interesse il libro del professor Remuzzi ‘La scelta' e ne sono rimasta molto affascinata, credo ci siano diversi temi molto condivisibili". Dopo l'introduzione della Dottoressa Allocca, sono intervenuti al dibattito il professore Giulio Maira, Neurochirurgo Istituto Clinico Humanitas di Milano, il Professor Giorgio Remuzzi, ordinario di nefrologia all'università di Milano e il Capo Rabbino di Roma Riccardo Di Segni. "Le disposizioni anticipate di trattamento – ha detto il Rabbino Capo - arrivano ora in Italia, dopo che in molti paesi occidentali sono già state approvate e introdotte. Rappresentano uno strumento molto importante, che è considerato importante anche dal punto di vista della tradizione ebraica. È importante perché si può disporre di qualche indicazione fondamentale quando una persona non è più in grado di darla, una indicazione circa le sue volontà, sul modo in cui gestire i momenti difficili della sua esistenza. Dal punto di vista religioso ebraico non è importante soltanto il fatto che si rilasci una dichiarazione ma che questa dichiarazione sia conforme alle regole tradizionali. Come fa una persona a decidere che le sue dichiarazioni siano conformi alle regole, di fronte a tutta la casistica? La risposta sta nella giusta nomina del delegato, colui che dovrà gestire queste volontà. Quello che è importante è quindi scegliere una persona giusta e che sia affidabile dal punto di vista del rispetto delle norme della nostra tradizione". “Nel campo della fede – ha argomentato Di Segni, quando si è affrontato il tema dell'eutanasia - c'è una quantità enorme di buonsenso. Esistono dei criteri generali ma ogni caso va visto e affrontato nella sua specificità. La tradizione ebraica distingue tra ciò che accelera il decesso e la rimozione delle cause che tengono in vita, gli impedimenti artificiali del decesso. Il dovere del medico è di salvare la vita ma non di prolungare la sofferenza delle persone, questo è un elemento importante".

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