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Mafia Capitale, Carminati: "La truffa ce l'ha fatta il Comune, lavoravamo e non ci pagavano"

Valeria Di Corrado e Riccardo Di Vanna
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"Se non ci fossi stato io questo processo sarebbe stato ridicolo. Io sono l'articolo 7. Siccome c'è Carminati questo processo è una cosa seria. Fanno tutti finta di non saperlo ma è così". In collegamento video dal carcere di Parma, Massimo Carminati dice finalmente la sua sull'inchiesta Mafia Capitale, che lo vede imputato per associazione mafiosa. "Tutti sapevano che c'era questa grande indagine anche se nessuno sapeva quali fossero i confini. Ero costantemente seguito dalle forze dell'ordine, con pedinamenti ossessivi. Si mettevano davanti al negozio, davanti alla macchina: con i teleobiettivi fotografavano tutti quelli che entravano nel negozio della mia compagna. I miei amici mi prendevano per pazzo, per i telefoni dedicati". A proposito dei suoi presunti contatti con i servizi segreti, Carminati ha chiarito: "Il ministro Minniti ha detto che non sono dei Servizi. Il colonnello Macilenti si è offeso quando gli hanno chiesto se sono dei servizi. Ha fatto bene. Anche a me quando mi dicono che sono dei servizi mi offendo". Carminati se l'è presa soprattutto per le logiche che regolano il Comune di Roma: "Ci hanno fatto fare il lavoro del campo nomadi sapendo che non l'avrebbero messo in bilancio...ma che scherziamo? Io vengo dal "mondo di sotto" dove se lavori vieni pagato. Nel "mondo di sopra" sono tutti truffatori, tutti sola. Sia Alemanno che il sindaco dopo. La truffa l'ha fatta il Comune. Se avessi conosciuto Alemanno e Lucarelli sarei andato a buttargli giù la porta a calci". "Nel mondo di sotto - ha aggiunto il "Cecato" - siamo più onesti, abbiamo tre soli comandamenti ma li rispettiamo. Nel mondo di sopra ne hanno dieci di comandamenti, ma non ne rispettano nessuno.

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