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Mafia Capitale, Buzzi: con Veltroni chi pagava tangenti veniva arrestato

Buzzi

Valeria Di Corrado
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"Con la giunta Veltroni chi si azzardava a pagare tangenti veniva arrestato". Secondo Salvatore Buzzi, in collegamento video dal carcere friulano di Tolmezzo all'aula bunker di Rebibbia, dove si sta tenendo l'ennesima udienza del processo Mafia Capitale, la pratica corruttiva all'interno del Comune di Roma avrebbe preso piede, in maniera endemica, dopo che Veltroni lasciò la poltrona di sindaco in Campidoglio. Nell'affresco che traccia il dominus della 29 Giugno, i politici e gli amministratori capitolini, da Alemanno in poi, avevano preso l'abitudine di chiedere soldi agli imprenditori in gara per gli appalti pubblici, spesso anche senza contribuire concretamente all'aggiudicazione. "Claudio Turella, ad esempio, era il numero 2 del Servizio giardini al Comune - spiega Buzzi - non te lo potevi fare nemico. Per questo quando mi ha chiesto 40 mila euro, gli ho detto che glieli avrei dati. A Luca Gramazio invece gli ho dato 15 mila euro in chiaro per aiutarlo a saldare dei debiti accumulati per la campagna delle elezioni 2013. Era un investimento politico". Il ras delle coop rosse avvalla anche il luogo comune secondo cui "i politici di destra, sinistra e centro sono tutti uguali". "Ti vengono a chiedere contributi o finanziamenti ma spesso si dimostrano inconcludenti. Gramazio, ad esempio, faceva il Gramazio: diceva una cosa e ne faceva un'altra. Come tutti i politici. La "dottrina Tredicine" è da premio Nobel. Lui mi diceva: se da me vengono 100 persone a chiedermi qualcosa io non faccio nulla. Poi per 50 il problema si risolve da solo e io mi prendo i meriti". A proposito delle stranezze dei politici, Buzzi racconta che Umberto Marroni (Pd) non lo poteva chiamare prima di mezzogiorno perché dormiva. Mentre Alemanno una volta gli avevo dato un appuntamento a mezzanotte.

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