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Mancano le barelle, ambulanze ferme nei Pronto soccorso

Antonio Sbraga
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Nei Pronto Soccorso sempre più sovraffollati circa la metà (il 46%) degli accessi effettuati con il 118 finisce con le ambulanze intrappolate per ore nei cosiddetti "blocchi-barelle", ossia le soste obbligate delle lettighe dell'Ares tenute in ostaggio nei Ps perché occupate dai pazienti in attesa di visita o ricovero. E l'Ares 118, «a causa delle criticità dovute sia alla carenza di personale sia al fenomeno del cosiddetto blocco barelle presso i Pronto Soccorso dei nosocomi e, in particolare, della Capitale», è costretta «a far ricorso a soggetti esterni per integrare le attività di soccorso a chiamata cosiddetta a "spot"». Ovvero i rinforzi di ambulanze ed equipaggi privati chiamati proprio per sostituire i mezzi del 118 bloccati nei Pronto soccorso.  Sostituzioni che, nella prima metà del 2016, sono costati complessivamente 3 milioni e 376 mila euro, pari a 562 mila euro al mese. I 69.893 blocchi-barelle, a fronte di 149.365 accessi, hanno infatti prodotto 50 mila ore di sosta totale delle ambulanze nei Pronto soccorso: per il 48% entro i 45 minuti di attesa, per il 21% entro un'ora, per il 14% tra un'ora e un'ora e mezza e il restante diviso in 3 fasce del 6% (la prima entro 2 ore, la seconda fra le 2 e le 3 ore e, infine fra le 3 e le 6 ore d'attesa). Sul podio delle maggiori attese il policlinico Umberto I (oltre la metà dei 7767 accessi paralizzati da ben 5403 blocchi: il peggiore è durato oltre un giorno intero), il Pertini (i due terzi dei 6250 accessi fermati da 4484 blocchi barelle) e il policlinico Casilino (3898 blocchi su 5853 accessi). Seguono, nella top-ten delle soste obbligate, il policlinico Tor Vergata (3799 blocchi su 5205), il San Giovanni Addolorata (3791 su 6165), il policlinico Gemelli (3162 su 4738), il Sant'Eugenio (3144 su 6205), il Santo Spirito (2857 su 5005), il Grassi di Ostia (2841 su 6907) e, infine, l'ospedale di Tivoli, primo della provincia con 2764 soste su 4343 accessi in ambulanza. I sindacati chiedono da tempo di frenare il «ricorso alle ambulanze private cosiddette no-profit in caso di necessità (sempre più quotidiana) le chiamate a Spot a circa 1000 euro per turno», ha quantificato la Cisl. Il ricorso all'uso dei mezzi privati è quasi raddoppiato nel giro di 4 anni, passando dai 3 milioni e 920 del 2012 ai 6 milioni e 328 del 2013, dai 6 milioni e 800 del 2014 a un impegno di spesa di 7 milioni e 140 mila per il 2015. Anche se per i 562 mila euro al mese si tratta ancora di una «assunzione di impegno di spesa che - come tiene a precisare l'Ares nelle delibere - non costituisce riconoscimento automatico di liquidabilità delle fatture», da saldare solo dopo i vari controlli. Ma tutto il soccorso è sempre meno "Pronto" nella Capitale, dove si attendono fino a 4 giorni per un ricovero al policlinico di Tor Vergata, al quale è andata la maglia nera nazionale per numero di posti letto aggiunti nel reparto di osservazione breve intensiva: «42 pazienti in Obi, di cui 30 persone in letti aggiunti», è sottolineato nel monitoraggio dei Pronto soccorso italiani effettuato dal Simeu, l'organizzazione dei medici d'emergenza, e il Tribunale per i diritti del malato. Ma si attendono anche 3 giorni al Pertini, dove «spesso è il medico di Pronto soccorso che requisisce i posti letto», rimarca il Rapporto. Nel quale sono state monitorate un totale di 93 strutture di Emergenza-urgenza su tutto il territorio nazionale, di cui 11 nel Lazio. E «in particolar modo pesa il dato della Regione Lazio - sottolinea il Rapporto - In generale, si può attendere in media più di 240 minuti per un codice bianco, più di 300 per un codice verde e oltre 120 per il codice giallo». 

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