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Baby squillo e intercettazioni: "Ti offriamo dolcezza e passione senza limiti"

Baby squillo

Andrea Ossino
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«Siamo in due, ma ti facciamo divertire». «Offriamo dolcezza, passione e tutto ciò che volete senza limiti». «Non scordare il regalino». Trascorrono gli anni, ma i termini restano sempre quelli. Dalle baby squillo dei Parioli fino alle minori che si prostituivano alle porte della Capitale, passando per i ragazzini sfruttati alla stazione Termini, o ancora per le vittime del fotografo Furio Fusco. Gli inquirenti ascoltano sempre le stesse frasi. Parole «accattivanti» esternate al telefono da adolescenti che, fino a qualche giorno prima, parlavano solo dei compiti da fare a scuola o del motorino nuovo da sfoggiare davanti gli amici. Adesso no. Si parla di «mazzi di fiori», di «regalini» e «pensierini». Troppe volte le telefonate tra fidanzatini vengono sostituite da descrizioni fisiche esternate da adolescenti ad uomini sconosciuti che ansimano dall'altro lato della cornetta: «Alta quasi 1,70, mora capelli lunghi occhi marroni gambe lunghe seno grosso il peso non lo so con precisione ma sono un po' in carne – scriveva una delle baby squillo dei Parioli - Ho tre tatuaggi tutti non visibili, ho il piercing sulla lingua ma lo posso togliere e ho il segno del piercing all'ombelico che ho tolto tempo fa». Non avevano ancora compiuto 18 anni le due ragazzine sfruttate tra le vie di quella che un tempo era la «Roma bene». Sapevano già però come parlare a un uomo adulto, fornendo particolari piccanti e indicazioni imprescindibili per il mondo della perversione. «Penso di essere una ragazza solare allegra – continuava la minore - mi piace andare a ballare e frequentare i locali, amo molto il sesso con gli uomini, meglio se più maturi di me, non ho tabù. Per il resto sono una ragazza normalissima, mi piace uscire, bere e fumo». Ma spesso i clienti volevano di più: «Mi servono foto dove si vede tutto il corpo, anche se sei sexy». Erano proprio i clienti a cercare di spingere le ragazze verso confini sempre più estremi: «Ti va di venire domani mattina con me e una coppia?», scriveva uno dei clienti delle baby squillo. E dalle conversazioni emergevano spaccati del mondo degli orrori. Messaggi, frasi e esternazioni che ai più non verrebbero neanche in mente. Così quando le ragazzine scrivevano «300, siamo in due ma ti facciamo proprio divertire», un uomo, un genitore, con la massima sincerità e disinvoltura rispondeva: «Sono in riunione, non posso chiamare ora, per incontrarci ci vediamo quando torni da Ponza, domani sera devo accompagnare mia figlia a una festa e non posso muovermi, ci sentiamo più tardi.... Dì alla tua amica se ha voglia di incontrarmi prossimamente». Ogni parola sarebbe superflua davanti a un sms di questo tipo. Poi ci sono le intercettazioni captate dagli inquirenti sulle utenze telefoniche degli sfruttatori successivamente arrestati. Mirko Ieni al cellulare spiegava: «È vergine!». E il cliente intrigato: «Si fa sverginare da me? Allora? Dimmi. Lei ci deve stare». Pronunciate da minorenni certe frasi hanno la capacità di far venire la pelle d'oca. Anche se quelle esternate dal maggiorenne Furio Fusco, il fotografo condannato per essersi approfittato del corpo di aspiranti modelle minorenni, non sono da meno. «Cioè questa dopo cinque minuti si è scatenata come una belva – raccontava intercettato a un'amica - Infatti c'era I. che diceva: "ammazza!" Mi faceva ogni tanto cenno. Eh, si è divertita. Quell'altra un sacco, vedi come? Fate tutte così, infatti tutte e due etero quelle due, però poi, hai capito, gli parte la brocca». E ancora: «E poi si sono infilate sotto la doccia tutte e due insieme. Poi hai capito I.? Lei è proprio figlia di mamma. In questo, mio Dio, è proprio figlia di mamma. Mi ha chiesto: che ci insaponi?». E dalle telefonate emerge anche una realtà evidente. Gli sfruttatori spesso sanno quello che fanno. «Sono andato a portare 50 euro ad un fidanzatino mio che sono già due giorni che mi chiede 20 – spiegava Claudio Nucci, il cinquantaseienne pr romano condannato con l'accusa di prostituzione e pornografia minorile - Me mettono in galera guarda...non te dico quanti anni c'ha che te prende un colpo». Fortunatamente, grazie al lavoro della procura di Roma e delle forze dell'ordine, i «ladri di adolescenza» , alla fine, finiscono veramente dietro le sbarre.

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