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Ladri, traffico impazzito e rifiuti Castelverde abbandonato da tutti

La borgata nata nel 1951 lontana dalle istituzioni non solo geograficamente

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Nel 1951 un coraggioso manipolo di cento uomini provenienti dalle Marche, in cerca di terra da coltivare, bonificò una zona verde a est di Roma. Oggi quella zona si chiama Castelverde, borgata di 30.000 abitanti all'estrema periferia della Capitale, ben oltre il Gra, e penultima «traccia» amministrativa della Capitale (l'ultima è Corcolle). Ma la distanza che separa Castelverde da Roma non è solo geografica. Oggi la borgata soffre, una lontananza ben più dannosa: quella delle Istituzioni, che da troppo tempo sembrano averla abbandonata . «Il nostro quartiere - racconta Dino Landi, animatore del Comitato di quartiere - si è sviluppato sostanzialmente grazie al solo lavoro dei cittadini, come dimostra la scuola elementare aperta due anni fa grazie alle nostre battaglie. Le Istituzioni sono sempre state lontane». Uno dei maggiori problemi è quello relativo alla sicurezza. Qui i furti sono all'ordine del giorno e di ogni tipo: «Vengono continuamente svaligiati appartamenti, negozi, parchi pubblici e persino orti privati - continua Landi. Sembra di essere tornati al tempo dei "ladri di galline", quando si rubava per portarsi a casa qualche pomodoro e un paio di polli». Il quartiere poi è poco controllato dalle Forze dell'Ordine a causa di una diversa distanza, questa volta più fisica che metaforica. Il commissariato più vicino, infatti, dista circa 20 chilometri e la prima caserma è quella del Casilino, ancor più distante. «Il comitato ha indetto diverse assemblee pubbliche - prosegue Dino - al fine di ottenere la costruzione di un commissariato più vicino. Furono trovati i finanziamenti ma poi non se ne fece nulla». «C'è poi il problema viabilità. La situazione è precipitata nel 2000 con la costruzione di due nuove zone residenziali, Lunghezzina 1 e 2, che ha portato nuovi abitanti ma non nuove infrastrutture. «Con la costruzione di queste due aree il traffico, qui, è letteralmente impazzito. Per andare in centro possiamo impiegare anche tre ore». Il colpo di grazia alla viabilità del quartiere potrebbe arrivare, però, dalla costruzione del così detto «Ecodistretto» (che sostituirebbe il deposito AMA di via Rocca Cencia), come ci spiegano dal comitato QRE (Quartieri Riuniti in Evoluzione): «L'Ecodistretto intensificherebbe ancor di più il traffico dei camion, cosa che per la nostra zona sarebbe una catastrofe». L'Ecodistretto, inoltre, potrebbe nuocere alla città di Gabi, splendido sito archeologico e vero tesoro nascosto e poco valorizzato di Castelverde, che sorge a pochi passi dall'odierno deposito AMA. «Nonostante l'antica Città di Gabi - spiegano dal comitato - sia uno dei più significativi ed importanti siti archeologici di Roma, ci sono poche indicazioni che segnalino la sua esistenza. Trovarlo, per chi non è della zona, è una vera caccia al tesoro». Se a questo poi aggiungiamo anche «una mega-struttura, in cui saranno separati i rifiuti di mezza Roma e in cui una centrale a Biomassa lavorerà notte a giorno, eretta a qualche centinaio di metri», ecco che il danno si moltiplicherebbe. «Sarebbe come aprire una discarica vicino al Colosseo», riassume un laconico anziano del quartiere. Infine il parco di Castelverde, unico spazio verde del quartiere che oggi giace in totale stato d'abbandono: «qui hanno rubato tutto, dalle panchine ai lampioni e il complesso residenziale adiacente è stato vandalizzato perché vuoto. L'abbandono del parco è il simbolo dell'abbondono di Castelverde», chiosa amaramente Dino.

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