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Dal fallimento alla bancarotta Tutti i guai dei pullman Terravision

Si autodefinisce «leader del transfer aeroportuale». I suoi bus rosa sono diventati parte dell'arredo di molti aeroporti europei. Recentemente, però, il marchio Terravision è stato travolto da un'inc...

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Si autodefinisce «leader del transfer aeroportuale». I suoi bus rosa sono diventati parte dell'arredo di molti aeroporti europei. Recentemente, però, il marchio Terravision è stato travolto da un'inchiesta giudiziaria della Procura di Roma su alcuni dei suoi amministratori. Il gruppo britannico Terravision gestisce il trasferimento dei passeggeri dagli aeroporti di Londra, Liverpool, Eindhoven, Weeze, Oporto e Malta al centro delle rispettive città o dei comuni limitrofi tramite un servizio di bus navetta. In Italia, invece, Alivision Transport scarl (parte del gruppo Terravision) trasporta i viaggiatori dallo scalo di Bergamo a Milano, da quello di Pisa a Firenze, e da Ciampino e Fiumicino alla stazione Termini. Per quanti riguarda il collegamento con gli aeroporti di Roma, con oltre 50 corse giornaliere e una media di 800 mila passeggeri l'anno, Alivision utilizza (come altre tre società sue competitor) un'autorizzazione di Granturismo rilasciata dalla Provincia di Roma. PROCESSO ALLE PORTE Fabio Petroni, in qualità di presidente di Terravision Rome Airport scarl, dalla sua costituzione fino al 20 dicembre 2007, e Marianna Caserta, nominata amministratrice della società cooperativa fino alla dichiarazione di fallimento del primo febbraio 2013, sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale di Roma lo scorso febbraio con l'accusa di bancarotta fraudolenta aggravata. «Sin dal 2006 - si legge nel capo d'imputazione - Petroni e Caserta omettevano sistematicamente il versamento di somme dovute a titolo di oneri previdenziali e assistenziali, di imposte e ritenute d'acconto», fino ad accumulare un debito di 9.121.470 euro. I due avrebbero distratto dai conti correnti societari somme versate in favore della figlia e della moglie di Petroni. IL RUOLO DI PETRONI Con un passato di presidente di Trambus e vicepresidente di Atac, Petroni è definito dai giudici «il dominus della galassia di società che operano sotto il marchio Terravision». Il 24 settembre 2009 la Terravision Transport cedeva alla Alivision Transport scarl l'azienda costituita da servizio di linea Ciampino-Roma e Pisa aeroporto-Firenze al prezzo di 150 mila euro, «valore di molto inferiore al reale valore della stessa - è una delle contestazioni della Procura - peraltro senza corrispondere il prezzo di cessione pattuito». Insieme a Petroni e Caserta andranno a processo anche Sibilla Felice, in qualità di procuratore speciale, e Valerio Trincia con l'accusa di falso in attestazioni, per aver sottoscritto la relazione allegata alla proposta di concordato preventivo. La prima udienza si terrà il 17 giugno davanti alla quarta sezione collegiale del Tribunale penale. «Siamo certi che non solo nessuna responsabilità risulterà al termine del procedimento a carico degli amministratori e responsabili del gruppo- spiega una nota dell'ufficio legale - Prima di quanto accaduta in Italia, Terravision non si era mai imbattuta in difficoltà simili in altri Paesi europei in cui da anni porta avanti la propria attività». LA RICHIESTA DI ARRESTO Inizialmente la Procura aveva chiesto per Petroni e Caserta una misura cautelare personale e una reale, ossia l'arresto e il sequestro della società. Da qui è iniziata una lunga serie di ricorsi e controricorsi. Il gip, infatti, non ha accolto la richiesta dei pm, che hanno fatto appello al Tribunale del riesame. I giudici hanno respinto le misure cautelari e disposto con ordinanza del 27 marzo 2014 il sequestro preventivo dell'azienda che operava con il marchio Terravision. Il 14 ottobre 2014 la Suprema Corte ha confermato il sequestro e con una pronuncia successiva ha accolto anche la richiesta dei pm dei domiciliari per Petroni. Gli atti, quindi, sono ritornati al Riesame, che ha deciso di applicare l'arresto, nonostante fosse incensurato. «Deve ravvisarsi una sorta di unitarietà e sistematicità della condotta del Petroni - si legge nell'ordinanza datata 13 febbraio 2015 - nonché della centralità della sua figura. Emerge come l'indagato abbia attuato quella che l'accusa definisce correttamente una pericolosa confusione tra le entrate e le uscite delle varie società, con la conseguenza che i costi sono posti a carico di una società e i ricavi vengono riscossi da un'altra». Il provvedimento del Tribunale della libertà è stato impugnato in Cassazione dai legali di Petroni. La pronuncia definitiva della Corte è attesa per luglio.

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