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«I manifestanti che sporcano devono pagare»

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Il sindaco chiede che dopo i cortei venga ripristinato il decoro urbano. A carico di chi protesta

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Sonoi manifestanti che domani sfileranno congiuntamente al grido di: «Roma non è in vendita». Protesteranno contro l'amministrazione capitolina ma, in modo particolare, contro le 64 delibere in materia di urbanistica al centro delle discussioni degli ultimi giorni. Provvedimenti che dovrebbero essere adottati entro fine legislatura e che riguardano la valorizzazione, le leggi di cambio di destinazione d'uso e la speculazione privata su determinate aree che sono passate dal demanio al Comune di Roma come le aree degli ex depositi Atac e le caserme dismesse. E ancora i nuovi progetti di costruzione edilizia in deroga al piano regolatore, dall'Eur alla Romanina, da Casal Boccone all'ex Fiera di Roma. La manifestazione, che partirà nel primo pomeriggio da piazza Vittorio diretta a piazza Santi Apostoli, è stata organizzata dai comitati e tutto sembrava filare liscio fino a quando, due giorni fa, il sindaco Alemanno ha annunciato la novità. Non un divieto per impedire il corteo ma un provvedimento che attribuisce ai manifestanti, «l'onere di ripristinare il decoro urbano». Non ci stanno gli organizzatori del corteo, che ieri alle 15 si sono incontrati in Campidoglio per denunciare il provvedimento del sindaco, arrivato con una missiva ufficiale nella quale si legge che Roma Capitale informa gli organizzatori che «Il ripristino del decoro urbano a fine corteo, è da intendersi a carico dei manifestanti». La lettera è stata additata come un ricatto, una minaccia e gli organizzatori hanno deciso di riunirsi ieri in Campidoglio per «rispedire la lettera al mittente». «Per noi è solo una nuova invenzione per impedire a chi vuole sfilare in maniera pacifica di far sentire le proprie ragioni», hanno affermano i manifestanti, ribadendo: «Già in passato Alemanno aveva provato a metterci i bastoni tra le ruote ma i suoi protocolli per fermare le manifestazioni non sono mai stati applicati». Effettivamente, già fresco d'insediamento alla poltrona capitolina, Alemanno iniziò a divulgare la sua volontà di operare restrizioni. «I cittadini stanno odiando questi cortei», disse Alemanno in seguito all'aumento della media delle manifestazioni giornaliere. Nell' ottobre del 2011, ai tempi dei gravi disordini avvenuti in città, Alemanno fece scalpore con l'emanazione delle famose misure anti black bloc. «Solamente le manifestazioni stanziali in luoghi consentiti saranno autorizzate», tuonò Alemanno all'indomani dei disastri. Decisione che venne additata da molti come antidemocratica: «Un sotterfugio per occultare il dissenso», disse il regista Nanni Moretti. Per il sindaco si trattava solo di una restrizione ulteriore all'ordinanza già emanata nel 2009. Restrizioni che il Tar del Lazio bocciò il 13 febbraio 2012. «Il limite alla libertà di corteo, costituzionalmente garantita - recitava la sentenza - può essere introdotto solo a salvaguardia, volta per volta, di un interesse di pari rilievo costituzionale. L'esercizio della libertà di riunione, nel cui perimetro rientra la libertà di corteo, non richiede alcuna preventiva autorizzazione dell'autorità di pubblica sicurezza, ma il solo preavviso, per cui un provvedimento amministrativo che intenda disciplinare ex ante le modalità di svolgimento delle riunioni in luogo pubblico, comprimendo incisivamente la libertà di formazione dei cortei, si presenta già di per sé illegittimo in quanto violativo della norma costituzionale». Ma i manifestanti mettono l'accento su un altro punto: «Questa volta è diverso - spiegano - Stando a quanto deliberato dal sindaco Gianni Alemanno, d'ora in poi manifesterà solo chi avrà il denaro per pagare pulizia delle strade, il decoro urbano ed eventuali danni. Noi vogliamo manifestare in maniera pacifica, senza creare disordini o danni alla nostra città. La manifestazione di sabato non produrrà alcun danno, è solo un modo per esprimere il nostro disappunto in merito ad una situazione ormai insostenibile». Intanto i neofascisti di CasaPound che, proprio questo sabato, avrebbero dovuto riunirsi in piazza Vittorio alle due del pomeriggio per ascoltare il comizio del loro candidato alla Regione Simone di Stefano, sollecitati anche dalla Questura, che ha fatto notare la contemporaneità degli eventi in programma, hanno deciso di rimandare il comizio.

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