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Siti all'estero. Il piano B resta

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Seinfatti la prima consultazione dell'Ama, che aveva interpellato cinque grandi multinazionali testandole sull'interesse ad entrare nell'operazione, era fallita prima di Natale, quando nessuno dei gruppi aveva risposto alla chiamata, prosegue l'iter, e anzi ha destato più attenzione, della gara europea indetta, sempre dall'Ama, lo scorso 22 novembre: sono sette le offerte giunte entro i termini di chiusura comunicati nel bando, il 27 dicembre. Prossimo passo, ora, sarà esaminare i requisiti e dunque l'ammissibilità delle imprese, ed eventualmente giudicare le offerte economicamente più vantaggiose. Lo stesso sindaco di Roma, l'ultima volta nel corso della manifestazione organizzata in Valle Galeria contro l'allestimento del sito di Monti dell'Ortaccio, aveva comunicato di voler lasciare aperta la porta alla soluzione estero: «Non l'accantoniamo, potrebbe restare un'alternativa». Prima dell'intervento del ministro Clini, del resto, quella del trasferimento all'estero appariva una scelta quasi obbligata: restavano fuori dal calcolo delle quantità trattabili negli impianti romani 1.200 tonnellate di rifiuti giornalieri eccedenti, che si pensava appunto di spedire fuori confine anche per evitare il conferimento dell'indifferenziato a Malagrotta e scongiurare così un'ulteriore procedura d'infrazione europea. Nel bando pubblicato dall'Ama si dettavano i termini: 69 milioni e 300 mila euro, per 18 mesi, quantità complessiva da lavorare 175 mila tonnellate nel secondo semestre 2013, 210 mila tonnellate nel 2014. Condizioni che, viste le offerte pervenute ad Ama, sette, da altrettanti gruppi operativi nel settore, hanno riscontrato interesse, a differenza – come detto – della prima consultazione fallita sempre a dicembre. La procedura ora prevede che siano vagliati i requisiti di ammissibilità delle varie imprese che hanno partecipato, poi si procederebbe con l'esame dell'offerta. È chiaro che, alla luce delle novità introdotte col decreto Clini, quella del trasferimento all'estero resta solo un'iniziativa a margine, questo anche perché – come ha più volte ribadito il ministro – piuttosto si dovrebbe guardare ad altri impianti disponibili sul territorio nazionale. D'altro canto, è precisato nel bando, qualora la procedura non dovesse concludersi, e quindi Roma potrà rinunciare a questa opzione, non sono previste né penali né sanzioni, quindi Ama si potrebbe tirare fuori dall'affare semplicemente annullando il bando. Eri. Del.

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