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Caos ambulanze Nas in ospedale

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Controllati i tempi dei socccorsi Il 118: sembra tutto risolto in fretta

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Dopola denuncia del direttore provinciale del 118, Livio De Angelis (sul blocco delle ambulanze), e l'impennata scandalizzata del ministro della Sanità, Renato Balduzzi (che ha chiesto un'indagine e disposto l'invio dei militari), ieri ci sono stati i primi blitz. Quattro gli ospedali nel mirino:policlinico Umberto I, Sant'Andrea, Vannini e Sandro Pertini. I carabinieri hanno segnato l'orario di arrivo dei mezzi del 118 con il paziente e quello di riconsegna delle barelle da parte dell'ospedale. Tutto, però, stranamente rifunziona. In due giorni il problema che rischiava di mettere in ginocchio un servizio salvavita ora sembra roba vecchia. Il mezzo di soccorso arriva col malato trasportato al presidio e la lettiga viene riconsegnata al massimo entro un'ora di attesa. Secondo la lettera di De Angelis inviata ai responsabili di ogni ospedale della Capitale, fino a pochi giorni fa le cose non andavano così. Le barelle venivano "sequestrate" dai nosocomi per compensare la loro carenza di posti letto. Per cui nella missiva De Angelis chiedeva «la liberazione delle ambulanze in quanto il servizio è fortemente limitato». Facendo anche un esempio:«In questo momento (alle 12,45) risultano bloccate 23 ambulanze, e tale situazione genera una caduta dell'assistenza sanitaria per la cittadinanza». Una relazione dettagliata del 118 è arrivata sul tavolo del Nas di Roma guidato dal capitano Marco Datti. Sono indicate le anomalie del servizio causate dalle complicazioni che si incontrano una volta arrivati in ospedale. Ieri i carabinieri non hanno registrato intoppi. Almeno per ora. Nei quattro ospedali le cose sono filate lisce. Forse perché tutti si aspettavano l'arrivo del Nas? Nella provincia le ambulanze dell'Ares sono un centinaio. Cinquantadue a Roma. Si era arrivati al blocco di 23 mezzi costretti ai pronto soccorso della Capitale, con attese fino a quindici ore per riavere indietro la barella sulla quale era stato trasportato il paziente. Di media gli interventi di emergenza sono 1.200 al giorno, decisi selezionando quasi tremila chiamate al centralino, spalmate sulle 24 ore. L'80 per cento delle corse è concentrato sulla Capitale. Il 20% dei casi viene risolto sul posto. Dimezzare la capacità operativa del 118 è roba non da poco. Può anche far scattare il sospetto di una interruzione di pubblico servizio da parte degli ospedali che fanno troppo i ritardatari. Uno spauracchio penale che evidentemente ha fatto effetto. Il direttore del 118 tira un sospiro di sollievo: «Da quando c'è stato l'intervento la problematica si è risolta velocemente e a tutt'oggi non si ripresenta». Il finale della frase, però, sembra quasi un cattivo presagio. Il 12 febbraio scorso, i senatori Ignazio Marino e Domenico Gramazio, della Commissione parlamentare sull'efficienza del Servizio sanitario, fecero irruzione in alcuni pronto soccorso capitolini, spinti dalla stessa denuncia propulsiva: il blocco delle ambulanze e le stanze dell'emergenza affollate come la sala d'attesa di una stazione ferroviaria. I rappresentanti di Palazzo Madama inaugurarono il tour del caos nella sanità facendo tappa al Policlinico Umberto I. E fu scandalo. L'ispezione dei parlamentari fece saltare la testa anche di un primario. Le ambulanze non furono più bloccate. Ma per poco. Poi la storia ricominciò, fino ai giorni nostri. Il lavoro dei carabinieri del Nas di Roma non è finito. Gli investigatori stanno passando al setaccio i registri dei quattro ospedali. Non è escluso che i controlli continueranno anche in altre strutture.

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