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Frosinone chiude le porte ai rifiuti della Capitale

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Vertice in Provincia: «Non abbiamo mezzi sufficienti»

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Ilriferimento è ai siti di Colfelice e Paliano, il primo autorizzato dalla regione a lavorare 327mila tonnellate annue ma fermo a 187mila, mentre il secondo potrebbe trattarne 120mila, contro le 3mila attuali. Un punto, quello delle volumetrie ancora disponibili nei vari impianti della regione che dovrebbero ospitare i rifiuti di Roma, su cui Clini - probabilmente già consapevole delle obiezioni che puntualmente vengono mosse oggi - aveva insistito durante la presentazione del decreto salva-Roma, mettendo in guardia: «Sono i dati ufficiali della regione, se non corrispondono al vero procederò per falso e danno». Incongruenze, ribattono da Frosinone, che non deriverebbero da informazioni sbagliate, bensì dalle esigenze che si sono nel tempo manifestate: «Siamo attrezzati per trattare le quote che ci vengono conferite, non sulla base di un'autorizzazione di vent'anni fa». Con la riunione di ieri, convocata dal presidente della provincia di Frosinone Antonello Iannarilli cui hanno partecipato sindaci, parlamentari e consiglieri regionali eletti in provincia e responsabili dei siti di trattamento su cui Clini ha messo la bandierina, si è ufficializzata «la sostanziale impossibilità - sintetizza Iannarilli - di accettare i dettami del decreto», conclusione cui si è arrivati anche dopo l'intervento di Cesare Fardelli, presidente della Società Ambiente Frosinone che gestisce l'impianto di Colfelice, il quale ha «sottolineato come, tecnicamente, l'attuazione del decreto risulti molto problematica se non impossibile». Nel documento congiunto – firmato da oltre 60 «contrari» al piano Clini tra sindaci, consiglieri e rappresentanti delle imprese - si ribadisce «la volontà che siano mantenuti gli Ato a livello provinciale», evidenziando le criticità del decreto: «È carente di un'approfondita analisi delle capacità attuali degli impianti, non indica dove trasferire le quote derivanti dal trattamento né i tempi dello stato di criticità». Ancora, scrivono, si sorvola sull'impatto socio-sanitario, a partire dell'incremento del traffico, e su chi penderanno i costi. Il timore è che si ricorra alla discarica di Roccasecca. Si chiede «un incontro urgente a Clini e Sottile», cui - se non dovesse andare a buon fine - seguirà ricorso al Tar. Un altro coro di «no» arriverà, oggi, dal consiglio provinciale di Viterbo, dove l'impianto sulla Teverina tratta 191mila tonnellate annue sulle 215mila autorizzate: «All'arroganza non si risponde con la disponibilità», anticipa il sindaco Giulio Marini.

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