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Tavolino selvaggio Doppio flop dell'ordinanza

I tavolini all'aperto dei ristoranti di piazza Navona, Roma

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L'ordinanza che fa chiudere gli esercizi totalmente abusivi, così come è stata scritta, non serve a nulla. Mentre continua a imperversare in centro la giungla di stufe, tende, paraventi laterali, altro che lotta al degrado del centro storico annunciata dal Campidoglio. E non si fa niente contro l'eccesso di regole e di burocrazia. Sembra di sentir parlare un'associazione degli esercenti, ma a parlare così è invece il coordinamento dei residenti città storica che ieri ha inviato una lettera durissima al sindaco Alemanno. Dopo aver invocato un provvedimento che risolvesse il problema dei numerosi esercenti che in centro storico mettono tavolini e sedie all'aperto senza alcuna autorizzazione, quel provvedimento un paio di settimane fa è arrivato e porta la firma del primo cittadino, ma ora i residenti dicono che così come è stato scritto è inutile. Anzi, «ha già un ricorrente, l'associazione Riprendiamoci la notte - scrive il coordinamento dei residenti - ci chiediamo come mai ogni volta che il Comune emana una delibera o un'ordinanza ci sia subito chi trova la falla, il punto debole per ottenere la sospensiva del Tar». L'«accusa» è pesante e lascia intendere che ci possa essere addirittura la consapevolezza, da parte del Campidoglio, che questi provvedimenti sono facilmente contestabili da parte degli esercenti che puntualmente ricorrono e, molto spesso, riescono a vincere. Nel caso di questa ordinanza ci sarebbe già un dubbio di interpretazione sollevato dai vigili del I gruppo che ha spinto il presidente del I Municipio, Orlando Corsetti, a chiedere parere all'Avvocatura del Comune. Si vuole capire se basta il primo verbale del vigile a far scattare la chiusura o se è rimasto tutto come prima. I residenti incalzano: «Per snellire le procedure dovrebbe essere il vigile stesso all'atto del verbale a far scattare la notifica anziché far perdere la verbalizzazione fra i meandri del Municipio prima di farla diventare atto esecutivo di chiusura». Risultato, ancora nessun locale chiuso perché abusivo. Non solo. L'ordinanza esclude dalla sanzione più dura tutti quegli esercenti che hanno l'autorizzazione per mettere tavoli e sedie all'aperto ma sconfinano oltre i limiti consentiti. «Si tratta dell'85% dei casi di occupazione di suolo pubblico irregolare - precisa il coordinamento residenti - che proprio a causa delle lungaggini burocratiche finiscono quasi sempre per restare impuniti. Perché allora non mettere anche questi casi nell'ordinanza?». E ancora, chiedono i residenti al sindaco, «perché non inserire i tavolini imbanditi come richiamo e le innumerevoli cianfrusaglie appese ai muri?». Tutti casi che l'ultima ordinanza non contempla. Quanto alle linee guida emanate dall'assessore al Commercio Davide Bordoni per rimettere ordine alla materia dei dehors, vale a dire stufe, tende e paraventi laterali degli esercizi pubblici, «chiediamo venga ritirato» perché «rischia di generare solo altra confusione». Dunque: «chiediamo un testo unico sul commercio chiaro e applicabile e una nuova ordinanza che contempli tutte le altre ipotesi di occupazione abusiva, compresi gli arredi esterni difformi».

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