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Ospedali religiosi in crisi Dal 6 dicembre niente analisi

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Blocco dei ricoveri ordinari e delle prestazioni ambulatoriali dal 6 dicembre, ottocento posti di lavoro a rischio l'anno prossimo. Sono queste le conseguenze del taglio del 7% del budget previsto dalla Regione per le prestazioni già erogate nel 2012 dagli ospedali religiosi deciso la scorsa settimana dal commissario alla sanità del Lazio Enrico Bondi con i decreti 348 e 349. La decisione di bloccare i ricoveri da dicembre è stata presa dai direttori generali degli ospedali religiosi classificati (San Giovanni Calibita, Madre Giuseppina Vannini, Cristo Re, San Pietro, Fatebenefratelli, San Carlo Nancy, Regina Apostolorum, ospedale israelitico, Ircss Santa Lucia, Idi), riunitisi sotto l'Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari). «L'esaurimento del budget disponibile per il mese di dicembre determina - spiegano i direttori - l'impossibilità a proseguire all'erogazione di tutte le prestazioni richieste. Continueremo a garantire, gratis per il cittadino e per la Regione, tutte le prestazioni d'urgenza-emergenza, pronto soccorso, rianimazioni, prestazioni oncologiche, prestazioni dell'area materno-infantile». «Il prospetto di tale budget per l'anno 2013 potrà arrivare a riduzioni del 10% e introduce la necessità di drastici interventi in ambito occupazionale - spiega il presidente regionale Aris, Michele Bellomo - La prospettiva di un'ulteriore riduzione del 10% dei finanziamenti e di conseguenza delle relative prestazioni, comporta un esubero di personale nell'immediato di 800 posti di lavoro a rischio». Secondo i direttori «bisogna ridistribuire le risorse e vedere dove sono gli sprechi, non si può continuare la politica dei tagli lineari. L'assistenza che erogano le nostre strutture sono di qualità eccellente, adeguate a requisiti previsti dalla normativa. Vederci penalizzati nuovamente a fine anno, dopo aver dato le prestazioni, è inaccettabile». Per il direttore generale dell'ospedale Fatebenefratelli, Cellucci, «con il decreto Bondi c'è stato un intervento che ha ridotto il budget delle strutture, quindi i cittadini devono sapere che avranno difficoltà ad accedere alle prestazioni perché noi abbiamo grossi problemi. Questo decreto annulla accordi che ognuno di noi ha sottoscritto con la Regione: non si può far finta di non conoscerli. Infine, a novembre non si può dire "ci riserviamo di ridurre ulteriormente". Impugneremo i decreti del commissario Bondi e vedremo cosa succederà». Gli ospedali classificati «sono gli unici - continuano i direttori - a essere remunerati sulla base delle prestazioni rese e con tariffari identici dal 1999 e non già ancora a bilancio e relativi ripiani annuali come ancora esistente per la ospedalità pubblica». Con la riduzione del finanziamento che passerebbe, quindi, dal 20 al 27%, «ci sarà la sospensione immediata dei ricoveri ordinari, non urgenti, e le prestazioni ambulatoriali». «Se nel 2013 il 7% lieviterà al 10%, questo corrisponderà al 10% di prestazioni in meno. - aggiunge il dg del San Pietro, Roberti - Questi ospedali, equiparati dalla norma al servizio pubblico, sono gli unici pagati a tariffa. Questo cosa non è mai stata per gli ospedali pubblici che sono finanziati a bilancio: è un sistema totalmente disequo e non giova al cittadino». «Con il blocco delle attività prevediamo, inoltre, di scendere in piazza con una manifestazione pubblica da parte da tutti gli ospedali», conclude il direttore sanitario del Cristo Re, Marino Nonis. A causa del blocco delle prestazioni ambulatoriali dal 6 dicembre, le liste d'attesa si allungheranno di 30 giorni e le prestazioni erogate ogni giorno da 20mila a 10mila. L'Aris - spiega Bellomo - sta pensando di ricorrere alla Corte Europea contro i decreti di Bondi. I due decreti mettono a rischio nel 2013 tra 800 e 1.000 poti di lavoro.

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