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Quindici famiglie «sfrattate» dall'ex scuola in via Vega

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«Hannosfondato i lucchetti, sono entrati gridando e buttando giù le porte - racconta Alessandro -. Io gli dicevo di stare tranquilli, che saremmo usciti, ma loro ci hanno preso di forza portandoci fuori». E' stato liberato così, tra urla, minacce e randellate, lo stabile a pochi passi dalla stazione Stella Polare della Roma-Lido. Una scuola dell'infanzia tanti anni fa, abbandonata da tempo immemore e già abitata e subito sgomberata nel 2006 dai senzatetto. La struttura, i cui lavori di ristrutturazione sono stati finanziati e realizzati a metà per la «sopraggiunta mancanza di fondi», era diventata la nuova dimora di quindici nuclei familiari, composti per la maggior parte da italiani, donne incinte e bambini. Fino a ieri mattina, ventisettesimo giorno di occupazione. Inutili le minacce di darsi fuoco con l'alcol, le resistenze e i pianti disperati: per i giovani abusivi, da ieri, ricomincia la vita in strada. «Quando Roberto ha provato a rientrare scavalcando - racconta Sara - è successo il panico. I celerini hanno caricato, io sono stata sbattuta a terra, colpita ripetutamente da pugni in testa, lanciata contro il cancello. I segni sulle braccia e sulla schiena raccontano meglio di qualsiasi parola ciò che abbiamo subito». Per loro, che in quasi un mese di occupazione, hanno rimesso a posto lo stabile alzando muri, porte e montando sanitari e arredi, nulla si è rivelato utile. «Abbiamo realizzato bagni, liberato le fognature, tutto a nostre spese - spiega Simone, mostrando una fattura -. Chiediamo solo di rimanere qui: in un mese non abbiamo mai creato problemi». «Niente da fare - spiega l'assessore municipale Lodovico Pace arrivato sul posto -, possiamo offrire un'assistenza sociale ma non una casa e l'asilo va liberato». Nel pomeriggio, intanto, la protesta degli abusivi si è spostata nel palazzo del Governatorato. Nella speranza, al solito, di trovare un alloggio alternativo alla strada. «Ora dove dormo io, per strada? - si chiede Alessia - Ho un bambino di due anni. Dov'è la loro coscienza?». Silvia Mancinelli

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