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Corona di alloro «in prestito» per ricordare gli agenti uccisi

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La vedova Carretta: «Il sacrificio di mio marito non vale fiori finti»

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Eieri, per ricordare gli assistenti Giuseppe Carretta e Franco Sammarco, medaglie d'oro al valore civile, c'è stata la cerimonia di commemorazione, alla quale erano presenti, oltre ai parenti delle vittime, anche autorità civili, militari, colleghi delle vittime e il cappellano della polizia che ha celebrato una messa. E, come consuetudine vuole, è stata deposta una corona di alloro ai piedi della lapide sulla quale sono incisi i nomi dei due poliziotti. Fino a qui nulla di strano. Ma quando la cerimonia è terminata si sono allontanati i presenti ed è stata portata via anche la corona deposta a nome del capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli. Un gesto che ha mandato su tutte le furie la vedova di Carretta, la signora Romana Spinazzola. «È uno schifo - ha tuonato la donna - è una vergogna, ho chiesto chiarimenti e mi hanno risposto che ci sono stati molti tagli e che viene portata alle commemorazioni sempre la stessa corona, che è di plastica. Non è neanche venuto nessuno, né il capo della polizia né un rappresentante del Comune. Quando ho visto che si portavano via la corona ho sofferto, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere al 30° anniversario della morte di mio marito e del collega». La lapide, secondo quanto raccontato dalla vedova Carretta, durante l'anno è spesso in stato d'abbandono e viene pulita il giorno prima della commemorazione. «È un'indecenza, è stato anche spezzato il lucchetto che chiude la recinzione. Oltre a questo anche il gesto della corona. Sto soffrendo e sto male». L'attentato ai danni dei due assistenti di polizia fu rivendicato dal gruppo eversivo «Nuclei armati Rivoluzionari». Con questo agguato gli appartenenti all'organizzazione eversiva vollero vendicare un loro militante che si era suicidato un mese prima e che invece a loro parere era stato ucciso da alcuni agenti di polizia. Alla fine delle indagini gli investigatori riuscirono a individuare i responsabili del duplice omicidio. Si trattò di persone che effettivamente facevano parte del gruppo eversivo Nar che aveva rivendicato l'agguato.

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