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Consiglieri violenti Tra urla e spintoni volano le scrivanie

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La maggioranza chiede la sospensiva Alzetta e Rossin escono fuori di testa

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Nellabagarre scatenata dal Fronte del no alla privatizzazione Acea che s'è consumata ieri mattina nell'Aula Giulio Cesare durante la seduta sulla delibera 32 (organizzazione della holding capitolina e la vendita del 21% delle quote azionarie) sono pericolosamente volate delle scrivanie. È successo infatti che durante la protesta i capigruppo de La Destra Dario Rossin e di Roma in Action Andrea Alzetta al grido di «Vergogna, vergogna» hanno prima preso a calci e poi rovesciato le scrivanie del personale amministrativo che ha dovuto allontanarsi dall'aula. In un secondo momento i due consiglieri hanno lanciatO in aria i documenti lasciati sulle scrivanie. A dare man forte ai due consiglieri c'erano per il secondo giorno consecutivo i rappresentanti dei Comitati per l'acqua pubblica che dalla loro postazione urlavano «Vergogna», «Buffoni», «Acqua pubblica» e «Dimissioni». La protesta è scoppiata quando il capogruppo del Pdl Luca Gramazio ha posto la «questione sospensiva». Si riferisce all'articolo 65 del regolamento dell'Assemblea capitolina. In base al quale si chiedeva all'aula di rinviare successivamente all'approvazione del bilancio 2012, l'esame degli ordini del giorno collegati alla delibera n.32. La richiesta veniva motivata dal fatto che entro il 30 giugno il bilancio deve essere approvato per evitare il commissariamento. «Gli ordini del giorno presentati appaiono di evidente natura strumentale» si legge nella richiesta di sospensiva «inconciliabile con i criteri di economicità ed efficacia cui deve conformarsi il procedimento deliberativo». La richiesta di sospensiva è stata rimandata al mittente: «È illegittima ed inammissibile. Serve per far decadere gli ordini del giorno di tutte le opposizioni, calpestando le regole democratiche che l'aula si è data» hanno motivato in coro. È servita, però, a scatenare il putiferio. La seduta è stata sospesa e mai più ripresa per le ripetute azioni di disturbo dei Comitati Acqua pubblica schierati nell'area riservata al pubblico. Il sindaco Alemanno (ieri a Milano per il Salone del Real Estate) si è detto sconcertato «dalla gravità dei comportamenti messi in atto dalle opposizioni, con l'unica eccezione dell'Udc». Lo ha scritto nel suo blog: «gesti di violenza, intimidazioni, occupazioni dell'Aula indicano con chiarezza che è in atto un tentativo di bloccare la funzionalità democratica della nostra Assemblea». Il sindaco ha poi ricordato, ancora una volta, l'ostruzionismo dei 160 mila emendamenti «pretestuosi e fatti in fotocopia» e sottolineando che «l'atteggiamento sconsiderato non riguarda solo i gruppi di estrema destra e di estrema sinistra, ma anche il Partito democratico che sembra tornato ad essere il Partito comunista degli anni Settanta» ha rivolto un appello «a tutti i gruppi di opposizione, affinché si esca da questa situazione anche trovando un'intesa sulle modalità di attuazione della delibera». Alemanno va avanti lo stesso: «Contiamo di chiudere entro il 30 giugno la sessione sul bilancio, Acea compresa» ha detto. «Da quel momento ci sono 40 giorni da fine giugno a prima di ferragosto che dedicheremo alla sessione urbanistica. C'è un gran numero di delibere sia di origine privata sia pubblica che sono ferme da tempo in assemblea capitolina». Il Fronte del no alla privatizzazione Acea, comunque, non ha intenzione di cedere. Addirittura ieri il capogruppo del Pd Umberto Marroni ha chiesto «l'intervento immediato del Prefetto Pecoraro per tutelare la città da un tentativo simile a un golpe». E promette di continuare la tenzone anche lunedì prossimo quando si rientra in Aula per la delibera 32. Ai barricaderi Alzetta e Rossin, infine, l'Ufficio di Presidenza ha stabilito comminare tre giorni di censura, una lettera di richiamo con aggravante in quanto capigruppo e un invito a risarcire i danni per il gesto commesso: «Sono vicino al personale che da sempre costituisce un prezioso supporto ai lavori dell'Aula Giulio Cesare» ha detto amaramente il presidente Marco Pomarici.

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