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Bancarotta e riciclaggio Nei guai il re dei surgelati

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A giudizio Malavolta, i figli e pure due commercialisti

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Oraè al centro di una bufera giudiziaria. Rinviata a giudizio con l'accusa di un crac finanziario da 100 milioni di euro. Sospettata di aver svuotato di oltre 64 milioni di euro sedici società portate al fallimento. Indagata per aver travasato la ricchezza in un'altra società immobiliare intestata alla moglie di uno dei Malavolta, che avrebbe riciclato il denaro simulando il divorzio dal marito Mario. Ieri la vicenda ha avuto un altro epilogo. I militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza hanno sequestrato sette societa (valore 23 milioni), la cassaforte della smembrata holding e gli immobili che sono risultati nel patrimonio: due villini a via Candia, un appartamento in via Ballarin, una villa a Fregene e un'altra proprietà a Cortina d'Ampezzo. La saga dei Malavolta era cominciata con l'intuito del capostipite Aristide Romano. Abruzzese d'origine, 73 anni, era sceso a Roma vendendo gelati nei cinema. Aveva trasformato il freddo in un affare. E così aveva continuato rendendolo un grande affare. Malavolta è diventata una holding, leader nazionale nella produzione e distribuzione di prodotti da forno surgelati per conto terzi, come Findus, Algida, Centrale del Latte di Roma, Carte d'Or, Tonini, Nestlè e Bistefani. Un impero che ogni giorno si muoveva sulle ruote di 120 camion, con stabilimenti soprattutto nel Lazio, Abruzzo, Marche e Friuli Venezia Giulia, 300 milioni di euro di fatturato e circa mille dipendenti. I Malavolta erano entrati anche nella gestione del Palalottomatica, all'Eur. Uno dei figli, Romano, era diventato presidente del Teramo calcio, da poco scomparso all'età di 42 anni. Secondo i finanzieri del generale Virginio Pomponi, la frana è cominciata nel 2006, con l'ingradimento della holding e il prestito di Unicredit di 46 milioni di euro. IMalavolta avrebbero fatto un salto più lungo della gamba. Sarebbero andati in affanno e così sarebbe maturato il progetto finanziario di creare good e bad company, di dividere le perdite dai ricavi, mettendo gli operai in cassintegrazione e mobilità. Un'operazione che i figli Mario e Andrea Malavolta avrebbero pensato con due commercialisti, Maurizio Barra e Francesco Minnetti (anche loro rinviati a giudizio), ma naufragata nelle indagini della Tributaria del colonnello Claudio Solombrino. Replica il legale della famiglia, l'avvocato Giuseppe Di Note: «I fatti relativi al sequestro di quote societarie risalgono ad oltre tre anni fa e sono stati di recente oggetto di rinvio a giudizio davanti ad un Tribunale che certamente avrà modo di riscontrare l'insussistenza dei reati contestati».

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