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La titolare: «Da una settimana venivano qui, volevano sapere delle telecamere»

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Facevanoi cordiali, però intanto si informavano sulla presenza di telecamere nel locale». Lidia, occhi scuri e capelli neri, se li ricorda bene quelli della banda del buco. «C'erano anche padre e figlio?Non mi sorprende - dice la titolare - Il giovane aveva detto di aver frequentato non so quale corso e che non gli sarebbe dispiaciuto lavorare al bar. Il padre?Era gentile, aveva modi cortesi, dalla parola facile. Si informava, chiedeva. Chi va a pensare che il cliente che hai davanti ti vuole ripulire il locale e sta facendo un sopralluogo. Da un po' di giorni lui, il ragazzo, e anche gli altri venivano, di mattina e anche il pomeriggio. Una volta mi pare di aver visto pure la fidanzata del ragazzo. Credo fosse lei perché si è rivolta a lui con un'espressione particolare. Pensadoci adesso, la loro curiosità era strana, poteva insospettire. Volevano sapere dettagli». «Il baretto» è in via Giuseppe Gioacchino Belli, a due passi da piazza Cavour e dal palazzo della Cassazione. Gli edifici brulicano di avvocati. Il bar tabaccheria ha due entrate. Tra i beni facili da portare via ci sono valori bollati, sigarette ma anche "gratta e vinci". Il locale accanto è quello dove è entrata la banda del buco. È vuoto, è in fase di ristrutturazione. I balordi hanno tolto lo strato di intonaco e si sono trovati di fronte un muro di mattoncini difficile da buttare giù. Non sono i foratini, leggeri e facili da mandare in pezzi. La parete è compatta, solida. Arciero e complici si sono dovuti attrezzare a dovere. F.D.C.

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