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Lamanda «Stiamo rispettando la legge»

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Ovviamente,è una provocazione. Il segretazio laziale dei democratici ha proposto ad Alemanno di legare la sua campagna elettorale alla cessione delle quote Acea. «Alemanno ritiri il provvedimento su Acea. Un progetto così economicamente scellerato rischia di minare l'equilibrio finanziario e sociale della capitale già così scosso dalla crisi e dal malgoverno della destra - ha detto Enrico Gasbarra - Il sindaco non sia cieco e sordo alle invocazioni dei romani che, a migliaia, sono scesi in piazza, raccolga gli appelli delle associazioni, dei movimenti, del Pd e delle altre forse politiche. Rispetti i cittadini e gli elettori ai quali nel 2008 nessuno aveva proposto la vendita delle azioni Acea. Se è convinto del suo progetto - ha aggiunto Gasbarra - si muova nel binario della democrazia e fermi il provvedimento per porlo al giudizio popolare alle elezioni amministrative. Leghi questa proposta alla sua ricandidatura e vediamo se i romani lo voteranno». Sempre negative le reazioni di altri esponenti del Pd e dell'opposizione. Difende, invece, la cessione l'assessore capitolino al Bilancio: «La vendita del 21% delle azioni Acea risponde a un obbligo previsto da una legge votata da tutti i partiti che sostengono Monti. Non ottemperarla sarebbe censurabile sotto più profili e comporterebbe un danno alla società e anche al suo azionista principale. La società infatti perderebbe ricavi stimabili in 750 milioni», dichiara Carmine Lamanda. «Il danno sarebbe del tutto ingiustificato, poiché l'obbligo di scendere è al 30%, cioè quanto occorre per mantenere il controllo di fatto sulla società, secondo quanto avviene in società di una certa dimensione nel mercato borsistico italiano. Nel caso di Acea il controllo di fatto è ulteriormente rafforzato dal limite di voto pari all'8% per tutti gli altri azionisti, mentre Roma Capitale vota per tutte le azioni che possiede. La giunta nel comunicato del 16 marzo scorso ha indicato - prosegue l'assessore - che intende proteggere il controllo di fatto anche evitando di cedere le quote a chi già possiede il 2% delle azioni. La cessione del 21% non incide sulla pubblicità del servizio idrico, che è affidato all'Ato, cioè all'insieme dei comuni che lo compongono e che deliberano le modalità del servizio e le condizioni. Una autorità pubblica indica la tariffa. In ogni caso - conclude Lamanda - il mantenimento del controllo di fatto sulla società Acea da parte dell'Amministrazione lascia inalterata la situazione attuale anche sotto il profilo della governance della società che gestisce il servizio».

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