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«Il problema sono i nomadi. Altro che Lenin»

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I residenti sulla polemica per cambiare nome alla strada: prima le buche, poi le targhe

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Mada queste parti non tutti sono d'accordo. Non tanto per l'«uomo politico», più che altro per lo «statista». Il nome della strada, insomma, divide. Basta percorrerla per capire che è diventata territorio di battaglia tra destra e sinistra. Sui marciapiedi, dove si guardano gli uffici postali e quelli dell'Inps, si va avanti a colpi di graffiti politici. I muri sono ricoperti di scritte. Camerati contro compagni. La celtica contro la falce e il martello. «Fascisti pecorelle» scritto in rosso a caratteri cubitali, sopra il simbolo della destra romana «Noi Oltre». E poi l'insegna della strada. Una volta al mese il Municipio la deve ripulire, perché viene sistematicamente coperta da una passata di vernice spray. «Ogni tanto vengono e si fanno la loro piccola guerra a colpi di scritte - racconta Sergio, appoggiato al capolinea dell'870 - ci siamo abituati. La polemica su via Lenin? L'ho sentita. Vogliono cambiare il nome della strada? Ma la cambiassero, ma cosa cambierebbe? Qui i problemi sono altri: i nomadi a pochi metri di distanza, il bivacco notturno davanti alla Posta, le buche sulla strada. Noi del quartiere, qui a Portuense, abbiamo altre cose a cui pensare». S'avvicina Giovanni (ma lo chiamano Long John, ndr) che conferma tutto. E aggiunge: «Io non ho nessun problema ad abitare in via Lenin. A torto o ragione Lenin è comunque un personaggio storico. E poi oggi qualsiasi tipo di cultura è naufragata. Vada per via Lenin, ma potrebbe chiamarsi anche via Nonsoche: cambierebbe poco». E mentre Mirella cammina col suo pastore belga spiegando che «anche i dittatori vanno ricordati e poi, allora, troppi nomi di strade andrebbero cambiate», al bar di via Lenin nasce un vero dibattito. In pochi minuti si creano due schieramenti. Da una parte i sostenitori di Salvatore, titolare del locale: «Non stiamo parlando di Hitler o Stalin, è un uomo che ha fondato un'ideologia. È storia. Non mi sembra un personaggio da non citare nei libri di storia. Del resto - fa Salvatore - abbiamo via Gramsci, via Togliatti, via Bixio». E una via in ricordo di Almirante? «La concederei ad Almirante come a Berlinguer». Dall'altra parte, poi, ci sono i «seguaci» di Marco: «Fosse per me eliminerei tutti i nomi degli esponenti della politica». Tutti? «Beh, tranne i padri del Risorgimento italiano, ma per il resto io abolirei tutto senza pensarci troppo e il problema è risolto. Io in via Lenin non ci vorrei proprio vivere. E poi la targa è sempre imbrattata per via dello scontro politico tra i gruppi di destra e sinistra che frequentano il quartiere. Risultato: non si vede il nome della via e le strade servono prima di tutto a individuare i posti». Anche Pino, che entra nel bar silenzioso ma quando è il suo turno si scatena, è convinto che «il nome della via va cambiato. Non capisco? Se c'è tutta questa polemica a questo punto sostituiamo la targa con un altro nome, a me personalmente non dispiacerebbe». Il quartiere, dunque, è politicamente diviso. Ma unito su un punto: prima di sprecare tempo e forze per cancellare Lenin dallo stradario di Roma, è bene impegnarsi per risolvere i problemi reali del quartiere.

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