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Nella regione il record di malasanità

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Èquanto emerge dai dati di «Giustacausa», l'associazione nata da un anno e che sostiene legalmente le vittime di inadempienze in ambito sanitario. Dal report dell'associazione (basato su circa tremila segnalazioni) emerge inoltre che il cosiddetto fenomeno della "migrazione sanitaria" è tutt'altro che terminato, vista «la perdita di fiducia e di aspettative nei confronti dei medici e delle istituzioni sanitarie locali», spiega il presidente, Francesco Nobili. Sale infatti al 76% la percentuale dei pazienti meridionali che preferisce ricevere le cure al Nord, e spicca anche il dato del 21% dei degenti del Centro Italia, anch'essi in viaggio verso le regioni settentrionali. I dati forniti da «Giustacausa» hanno inoltre evidenziato che i maggiori picchi di casi di malasanità si registrano nei settori chirurgici (27%), nella branca ortopedica (13%), in quella ginecologica (11%) e oncologica (10%). Caso a parte, infine, per la medicina estetica. Qui i casi di malasanità si fermano al 10% ma, ha aggiunto Nobili, «da quando è scoppiato lo scandalo delle potesi Pip i contatti per avere informazioni sono aumentati del 90%». Nel 2010, l'Osservatorio Codici ha presentato il rapporto «Salute in rosso»: dalla malasanità alla malagestione del servizio sanitario del Lazio. Uno studio su 1.900 sentenze del Tribunale civile di Roma dal 2001 ai primi tre mesi del 2007 ha evidenziato che gli errori più frequenti sono stati dei chirurghi (595), seguiti da odontoiatri (278), ortopedici (245), ginecologi (191). Nel documento venivano considerati anche i giorni delle liste d'attesa.

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