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Matteo Vincenzoni Erica Dellapasqua Uno strato di vernice bituminosa è il filo che potrebbe unire via Lazio a piazza Mignanelli, dove le strisce gialle scompaiono insieme alle paline dei posti per disabili lasciando spazio a sedie e tavolini.

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Idue sono finiti nell'inchiesta Vigilopoli. Il primo avrebbe fatto il nome dell'altro in Procura, raccontando ai pm che Ippoliti, tramite un tecnico privato, gli avrebbe chiesto 16mila euro per aiutarlo a ottenere un'autorizzazione per l'occupazione di suolo pubblico. L'altro, consigliere municipale in Centro storico, è proprietario al 50% del Mignanelli 24 - suo socio è il supergeometra Paolo Gagliardi, anche lui finito nell'inchiesta -, un locale di cui Il Tempo si è già occupato l'autunno scorso per cercare di far luce sulla scomparsa di un posto per disabili. Una vicenda poco chiara di cui si è interessato il comandante dei vigili Angelo Giuliani in prima persona, riportando l'ordine in una delle piazze più belle della Capitale. Un intervento a tempi di record. Via Lazio e piazza Mignanelli hanno molto in comune, a cominciare dalla vernice nera usata per ricoprire le strisce e le paline segnaletiche scomparse. L'unica differenza è che mentre in piazza Mignanelli l'occupazione di suolo pubblico è stata autorizzata dal Municipio, nel caso di via Lazio - trascorsi 60 giorni senza comunicazione di diniego - è scattato il silenzio-assenso, come conferma la sentenza del Consiglio di Stato cui si è poi rivolto il signor Romano. L'arredo esterno del ristorante di Silvestro Romano ha avuto vita breve, e così l'esercizio commerciale. Il locale ha chiuso i battenti dopo 8 mesi. Il Mignanelli 24 è invece vivo e vegeto, e può contare su due spazi esterni visto che i posti disabili sono stati posizionati altrove dopo l'intervento del comandante. Ma qualche dubbio resta, ed è testimoniato proprio dalle strisce di vernice nera usate per coprire quelle gialle ancora visibili davanti all'ingresso del locale. In un'immagine del 2008, tratta da Google Map, si notano chiaramente tre posti disabili - irregolari perché di 4 metri invece che di 6 -, con tre paline di riferimento. L'anno successivo scompare la palina e viene posizionata una nuova pedana sul primo dei tre posti, a filo con il secondo, tanto che nei rimanenti due si parcheggia a fatica: una vecchia Porsche grigia è attaccata alla struttura, l'altra auto finisce con il retro sulle strisce pedonali. I tecnici municipali sanno che un posto giallo regolamentare è di 6 metri. Ciò significa che invece di autorizzare un'osp sopra un parcheggio, avrebbero potuto creare due stalli al posto di tre, e cercarne uno altrove. E l'osp è rimasta nonostante l'intervento de Il Tempo, che pure è servito a ridisegnare accanto ai tavolini uno spazio per disabili regolamentare, invece che due striminziti. Il secondo è stato disegnato sull'altro lato della piazza. Ma torniamo in via Lazio. I due casi s'intrecciano perché, stando a quanto avrebbe detto ai pm l'imprenditore Silvestro Romano, Ippoliti l'avrebbe avvicinato con la promessa di sistemare la pratica per il rilascio dell'osp, proprio per l'esistenza, in quel punto, di strisce gialle e blu. Qui il mistero s'infittisce. Da un lato l'esercente sostiene di aver trovato una mattina le strisce già coperte da vernice nera, e il paletto divelto. Dall'altro alcuni residenti, in particolare la titolare del negozio accanto al suo, hanno dichiarato di aver visto Romano sradicare il palo e ricoprire le strisce - già "nere" - con un tappeto verde. Ipotesi da sempre contestata da Romano che, in un verbale della Municipale, spiega di essere stato obbligato a stendere la copertura verde proprio a causa della presenza di bitume oleoso davanti al suo locale. Tappeto che ospiterà poi i tavolini. Romano, inoltre, avrebbe specificato ai pm che nel presunto patto con Ippoliti sarebbe dovuto rientrare ogni aspetto legato al rilascio dell'osp, allontanando da sé ogni responsabilità sulla "sparizione" di palo e posteggi. Insomma, un giallo nel "giallo".

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