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Quei medici in prima linea

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Interminabiliattese ai pronto soccorso, diagnosi errate, carenza di posti letto e malati parcheggiati lungo i corridoi degli ospedali. Per ore. Per giorni. Ma a Roma c'è pure una sanità che funziona, che lavora in silenzio e che presta davvero quel «pubblico servizio» che i pazienti si attendono. Medici e infermieri che fanno quel che c'è da fare e non si tirano indietro. Medici e infermieri che sgobbano in prima linea, tra mille carenze, mettendoci impegno e dedizione. Come quelli del San Camillo. Che Patrizia Conte Del Ninno, presidente del Ciscos, il Centro internazionale sindacale per la cooperazione allo sviluppo, ha voluto ringraziare inviando una lettera al nostro giornale. Una lettera «insolita» (se così si può dire) in mondo che guarda troppo spesso soltanto alla malasanità. «Desidero ringraziare tutto coloro che hanno lottato per salvare mia madre, profondendo doti di umanità e di professionalità che onorano il Servizio pubblico», scrive Conte Del Ninno. «Il personale medico e paramedico del Day hospital e del reparto di Medicina del San Camillo ha prestato le immediate cure sia prima, al pronto soccorso, che dopo, durante il ricovero a seguito della frattura di entrambi i femori». «Ho constatato - sottolinea la presidente del Ciscos- che il Sistema ha consentito e consente, nella quasi totalità dei casi, di esere assistiti ai massimi livelli, senza dover sborsare denari e senza far mancare apporti delle più idonee apparecchiature per la diagnosi e la terapia. Sì, il pronto soccorso era affollato, ma non abbiamo dovuto rilevare un solo momento di insofferenza da parte del personale e il posto in reparto è stato trovato dopo poche ore».

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