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Attività fantasma in Centro. Nessun controllo per 4 anni

Roma, gli uffici Commercio ed edilizia della Municipale in viale Trastevere

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Caos in Municipio sulle attività fantasma. Potrebbero essere più di 130 i bar, i ristoranti, i pub e le pizzerie aperti tra il 2006 e il 2010 sulla scia delle sospensive emanate dal Tar. Un numero che neanche il municipio è in grado si calcolare. Gli uffici del Commercio del centro storico non possono fornire un elenco prima di 3 o 4 mesi. Ciò significa che almeno per 4 anni i vigili urbani non hanno potuto verificare se i locali aperti fossero in regola con i permessi. Una sola cosa è certa, concetto ribadito anche dal presidente del Primo Municipio Orlando Corsetti: si tratta di attività prive di licenze di somministrazione. Un buco amministrativo in cui potrebbe essersi sviluppato un mercato nero di licenze commerciali, che fa il paio con un altro ramo dell'inchiesta su un presunto racket di permessi. La Guardia di finanza, coordinata dai pubblici ministeri Laura Condemi e Ilaria Calò, sta già indagando sulle denunce presentate proprio dal minisindaco Corsetti sulla base del racconto fattogli in autunno inoltrato dall'imprenditore anti-mafia Vincenzo Conticello. Il ristoratore, ricordiamo, durante la ricerca di un locale per aprire un ristorante, era stato indirizzato verso mediatori in possesso di contratti con quei requisiti, che gli avrebbero chiesto fino a 150mila euro per una licenza e pagamenti in nero per tre quarti della somma. Da qui l'ipotesi che si possa trattare di attività con le saracinesche abbassate da anni, ma formalmente attive, consentendo così al gestore di non perdere, come invece previsto dopo un anno di inattività, la relativa licenza. Un limbo, insomma, da cui i permessi potrebbero facilmente tornare a galla qualora si presentasse l'occasione di rivendere al miglior offerente. È accanto a questa ipotesi che trova posto quella riguardante le licenze «fantasma», e cioè attività aperte per anni senza averne diritto e che potrebbero essere alla base di un altro mercato parallelo. Il Municipio Centro storico, infatti, dal 2006 al 2010 avrebbe risposto «no» a valanghe di commercianti che avevano fatto richiesta di licenze di somministrazione. Ciò avrebbe dato il via a un fiume di ricorsi al Tribunale amministrativo del Lazio ottenendo altrettante sospensive, a volte sentenze di accoglimento. Sospensive che non danno però il diritto ad esercitare. In alcuni casi, poi, agli uffici del Commercio sarebbero arrivate addirittura richieste di volture, seguite da dinieghi dei tecnici. Ma volture di cosa, non essendo in possesso di autorizzazioni per l'attività di somministrazione? L'ipotesi è che siano state effettuate compravendite solo sulla base delle sospensive del Tar. I «no» del Municipio, va ricordato, erano giustificati dal ritardo del Campidoglio nel recepire le direttive del decreto Liberalizzazioni di Bersani e la conseguente normativa regionale. Adeguamento avvenuto solo nel 2010 con la delibera 35 che ha dato la possibilità di ottenere, in centro storico, licenze di somministrazione ex-novo solo in base a un complicato regolamento a punti. Ma ora si scopre che gli uffici tecnici del Municipio non hanno idea di cosa sia accaduto in 4 anni sul territorio. Le 130 attività aperte abusivamente di cui avrebbe parlato Corsetti alla finanza, in realtà sono solo un numero di corridoio, ipotetico, fornito, spiega il minisindaco, «in base all'esperienza dei dipendenti». È ancora Corsetti ad assicurare che l'indagine interna prevede «di arrivare al più presto a fare luce su 4 anni di buio amministrativo». Ma ci vuole tempo. «Prima dell'estate non sarà possibile avere una panoramica delle situazioni abusive».

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