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La Regione si «riprende» lo stipendio dei dipendenti

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Blocco del trattamento economico. Ma non per tutti

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Unbel regalo per i dipendenti della Regione che «tengono famiglia». L'oggetto della missiva non lascia speranza: ripristino dello stipendio anno 2010 e recupero in tre rate di quanto percepito da luglio 2011 a febbraio 2012. L'importo varia a seconda dell'anzianità del contratto, ovviamente, e può arrivare anche a diverse centinaia di euro (a rata). Ad imporre lo «smaltimento» della busta paga di decine di migliaia di dipendenti pubblici il decreto 78/2010 nel particolare all'articolo 9. E sì, è proprio in queste poche righe che si concentra l'ulteriore sacrificio di dipendenti che, nella maggior parte dei casi, percepiscono stipendi tra i 1.500 e i 2.500 euro al mese. Ben lontani dunque da quei 13 mila euro mensili dei consiglieri regionali o dal vitalizio concesso anche agli assessori esterni. Già, perché al di là della legge che, per quanto opinabile è legge, non si può non paragonare il taglio agli stipendi con quanto fatto al contrario dal consiglio regionale nell'ultima manovra finanziaria. Ma se questo, intellettualmente può essere bollato come demagogia, l'articolo 9 impone una discriminazione ancora più sottile. Nel particolare: «Lo stipendio dei dipendenti e dirigenti pubblici compreso il trattamento accessorio non può superare il trattamento in godimento nel 2010. L'unica voce stipendiale che può essere in aumento è rappresentata dalla indennità di vacanza contrattuale. E questo vale per gli anni 2011, 2012, 2013». Da qui la retroatività della norma. Si parla appunto di dipendenti pubblici, ovvero delle pubbliche amministrazioni e non di quello impiegato nelle società partecipate. Questo significa che, ad esempio, il dipendente Cotral non avrà decurtazioni, quello del consiglio regionale sì. La normativa, inoltre, riguarda tutti gli enti locali e dunque la mannaia sullo stipendio arriverà presto anche in Campidoglio. Ovvero ai dipendenti comunali ma non, ad esempio, a quelli di Atac o Ama. L'unica «magra» consolazione il comma 2 dello stesso articolo 9: gli stipendi dei singoli dipendenti pubblici, anche di qualifica dirigenziale, se il trattamento economico è superiore a 90.000 euro lordi annui sono ridotti, fino a 150 mila euro del 5 per cento (da 4.500 a 12 mila euro); oltre 150 mila euro del 10 per cento (circa 49 mila euro). Mal comune mezzo gaudio? Difficile dirlo. Soprattutto in tempi di crisi e soprattutto quando è mancato il sacrificio più "simbolico", quello che viene dall'alto.

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