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Il Ditro del S. Camillo e la lotta agli sprechi

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Unproblema ereditato dalle precedenti gestioni ma che comporta disperdimento di risorse economiche e umane. Il Ditro costa circa 2,5 milioni di euro l'anno solo di costi attribuibili alla organizzazione (tra dirigenza e vicedirigenza) senza avere un realistico effetto sull'organizzazione del lavoro e l'efficienza delle risorse. Il progetto pensato dall'allora direttore generale Claudio Clini per dare giusta autonomia alle professioni sanitarie di comparto, durante la direzione di Luigi Macchitella è divenuto - denunciano fonti interne all'ospedale - «un centro di potere assoluto e ingessato su logiche poco fluide e razionali». Un dirigente apicale e circa 40 vicedirigenti (posizioni organizzative) che dovrebbero garantire il massimo della funzionalità ma che, secondo molti, sottrarrebbero risorse all'assistenza e ai reparti. Sempre secondo fonti aziendali, al dirigente sarebbe poi concesso un trattamento particolare, non solo dal punto di vista retributivo: uno staff a sua completa ed esclusiva disposizione e un orario elastico con una media di 40 ore di straordinario mensile pagato. E ciò nonostante a settembre Morrone abbia ridutto i servizi a causa dello sforamento del budget annuo a disposizione proprio per lo straordinario. Ci sono poi gli infermieri che svolgono funzioni amministrative anziché occuparsi dell'assistenza dei malati pur continuando a percepire le indennità. Un fiume di paramedici che pur non prescritti sono presenti al dipartimento del Bilancio, all'ufficio statistico, nelle segreterie e negli uffici amministrativi. Con evidenti disfunzioni. Singolare il caso di un tecnico di istopatologia sottratto al laboratorio e inviato a causa di una malattia alla scuola e a cui è stato concesso un orario particolare ma che con regolarità effettuerebbe prestazioni straordinarie ogni giorno. Nel frattempo il laboratorio viene portato avanti da tecnici borsisti. C'è poi il caso di un caposala che pur ricoprendo un incarico di vicedirigenza legato all'assistenza e retribuito conseguentemente, lavora in ragioneria. Forse la Polverini non aveva torto quando dichiarava che prima di denunciare la carenza d'infermieri sarebbe stato opportuno riportare ciascuno al proprio posto. Oltretutto il Ditro pare non aver rispettato le disposizioni regionali sulla riduzione delle posizioni organizzative.D. D. M.

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