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Neuropsichiatria infantile di Bollea in agonia

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Nonostanteil comunicato della Regione Lazio, che ha smentito la non chiusura della struttura, ieri sera, alla presenza del personale, delle famiglie dei bambini in cura, della stampa e di alcuni politici regionali, è andato in scena un vero "party funereo" in grande stile creativo, con tanto di bara portata in sala, corona di fiori e una targa impressa sopra un vassoio con le 'cause del prossimo decesso'. Al tavolo dei relatori, la scritta a caratteri cubitali: «Indignamoci!». I mal di pancia sono tutti per le troppe criticità che non riescono ad essere risolte: a partire dalla carenza di organico (10 medici e un co.co.co.) e di personale di assistenza e dai mancati riconoscimenti in termini di funzionalità. 6.000 visite l'anno, circa 600 ricoveri annui di minori con differenti patologie, solo per citare alcuni numeri del centro. «La salute non può essere mercificata», dice Graziella, pasionaria dipendente di Via dei Sabelli. «Siamo una struttura complessiva con tanti servizi che sta morendo perché non riusciamo più a rispondere alle tante richieste d'aiuto. Siamo alla frutta: ci manca la 'ciccia', le risorse umane. Rivendichiamo il diritto alla salute e alla crescita. Non si può prospettare la soluzione di aspettare dentro i reparti di degenza. E' una vergogna». «I tempi di attesa influiscono sulla cura per i bambini. Così, aumentano sofferenza e costi», le fa eco Roberta, medico specialistico. «Nel giro di dieci anni abbiamo visto il personale dimezzarsi -, spiega Francesco, medico anche lui - e nessuno è stato riassunto». «La nostra è un'azione propositiva. Vogliamo che questo Istituto funzioni e la neuropsichiatria funzioni nel Lazio», puntualizza il Professor Levi nel suo intervento. Da qui, il lancio di una piattaforma di intenti che apra un tavolo tecnico di confronto fra Regione, Università e Azienda sanitaria regionale per uscire dall'impasse. Valentina Conti

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