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Le quote rosa diventano una questione di soldi

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Omeglio, si sarebbe atteso il ritiro del ricorso, considerato il rimpasto di giunta di tre giorni fa con la sostituzione di Alfredo Antoniozzi con Lucia Funari alla guida dell'assessorato alla Casa e al Patrimonio. Così non è stato. I giudici amministrativi hanno accolto la domanda dei richiedenti, di giudicare direttamente nel merito e rinviare così l'udienza. Una vicenda che a questo punto rischia davvero di rasentare il ridicolo. Pd e Sel hanno infatti chiesto, tra l'altro, la condanna del Comune a pagare le spese. In questo modo la strumentalizzazione politica sulla rappresentanza femminile nel governo capitolino verrà pagata dai contribuenti romani due volte. Il tempo perso dei giudici che potrebbero magari occuparsi di altre vicende e i soldi che eventualmente il Campidoglio dovrà pagare ai legali della parte politica che ha presentato il secondo, fazioso, ricorso. Fazioso perché, è bene chiarire, per i primi due anni di governo Alemanno, quando in giunta c'erano Sveva Belviso e Laura Marsilio, nessuno aveva reclamato la dignità femminile. Il secondo ricorso è stato promosso quando nella stessa giunta Alemanno erano presenti sempre la Belviso, "promossa" a vicesindaco e Rosella Sensi. A pensar male verrebbe da dire che la questione è diventata personale. Non ritirare il ricorso, chiudendo una vertenza che ha molto del paradossale, è segno di una politica della quale forse è il caso di fare a meno. Non sappiamo se il Comune verrà condannato alle spese legali, speriamo che se così dovesse essere la cifra venga magari devoluta al centro contro la violenza alle donne. Troppo spesso e soprattutto in questa vicenda la rappresentanza femminile è stata ridotta a un numero. Non si è parlato di merito o capacità, così come non si è affrontata la questione più importante: le donne non vengono elette. E non è con l'imposizione di una quota di "salvaguardia" che si può limitare una battaglia culturale e non numerica. Il sindaco ieri ha presentato il nuovo assessore all'Aula Giulio Cesare. L'impegno è quello di inserire indicazioni precise nel nuovo statuto di Roma Capitale. Ma, ha ribadito ancora Alemanno, serve una legge nazionale. La Cirinnà va però al rilancio: vogliamo il 50% di donne in giunta. Probabile stia pensando già al 2013, alle elezioni comunali e, in caso di vittoria del centrosinistra, a un bel posto in Sala delle Bandiere. Sus. Nov.

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